Domani avrebbe compiuto 60 anni Giancarlo Siani, il giornalista napoletano ucciso a 26 anni dalla camorra il 23 settembre 1985. Cronista de “Il Mattino”, Siani aveva denunciato le commistioni tra criminalita’ organizzata e politica locale e le infiltrazioni camorristiche negli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia dell’80. Da 34 anni il suo nome e’ simbolo di coraggio, di lotta per la legalita’ e di giornalismo libero. Nato a Napoli il 19 settembre 1959, Siani si occupo’ fin dall’inizio della carriera giornalistica di cronaca nera e criminalita’ organizzata, approfondendo le gerarchie e i rapporti di forza delle famiglie camorristiche che controllavano il territorio. Collaboratore de “Il Mattino” con il sogno nel cassetto di diventare un giornalista professionista, Siani riusci’ a scoprire una serie di connivenze che, all’indomani del terremoto in Irpinia del novembre del 1980, si erano create tra esponenti politici di Torre Annunziata e il boss locale Valentino Gionta, diventato capo dell’area torrese-stabiese grazie al traffico di droga. In un articolo pubblicato il 10 giugno 1985, Siani svelo’ il retroscena della cattura di Gionta, resa possibile da una soffiata che il clan Nuvoletta, alleato dei corleonesi di Toto’ Riina, fece ai carabinieri. La pubblicazione dell’articolo scateno’ le furie dei Nuvoletta, che venivano rappresentati come “infami” agli occhi dei clan napoletani alleati e della mafia. La decisione di uccidere Siani fu presa nel Ferragosto del 1985. Il 23 settembre, appena giunto sotto casa sua al Vomero con la propria Citroen Me’hari, Siani, che era in procinto di pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post-terremoto, venne ucciso con dieci colpi di pistola alla testa.
Per catturare i suoi assassini ci son voluti dodici anni: il 15 aprile del 1997 la seconda Corte d’Assise di Napoli condanno’ al carcere a vita i mandanti dell’omicidio: i fratelli Angelo, Lorenzo e Luigi Baccante e i suoi esecutori materiali, Ciro Cappuccio e Armando del Core. Valentino Gionta fu invece definitivamente assolto, dopo una condanna e due annullamenti della Corte di Cassazione. Film, libri e fumetti hanno raccontato la storia di Giancarlo Siani e la sua vita spezzata a 26 anni. Nel 2009 per la prima volta il cinema si e’ occupato di lui: il regista Marco Risi ha diretto ‘Forta’pasc’, pellicola in cui ripercorre l’ultimo periodo della vita del giovane cronista (interpretato da Libero De Rienzo) che ha riportato all’attenzione del grande pubblico una storia di cui si stava perdendo memoria. “Ho raccontato un ragazzo normale, che era impegnato nel sociale. Un giornalista che non voleva diventare un eroe ma voleva solo fare bene il proprio lavoro. Suo malgrado e’ diventato un simbolo anche perche’ e’ stato l’unico giornalista ucciso dalla camorra. La citta’ di Napoli non ha molti eroi e Siani e’ uno dei pochissimi di cui puo’ vantarsi”, ha detto il regista all’Agi in occasione del trentesimo anniversario della sua morte, nel 2015. Ispirato alla vicenda di Siani e’ anche il film Maurizio Fiume ‘E io ti seguo’ (2003). Un lungometraggio che pero’ fu poco apprezzato dalla famiglia della vittima e da alcuni giornalisti de “Il Mattino”, che si sentirono mal rappresentati dal film. Tra i libri, ci sono da ricordare ‘L’abusivo’ di Antonio Franchini, uno dei testi piu’ intensi sullo scenario partenopeo di quegli anni e gli scritti giornalistici di Siani pubblicati da Pheobus e Iod. Da menzionare anche il ‘graphic novel’ sulla vita del giovane, dal titolo “Giancarlo Siani… e lui che mi sorride”, sceneggiato da Alessandro Di Virgilio e disegnato da Emilio Lecce. Il 19 settembre 2016, a 31 anni dalla morte di Giancarlo Siani, e’ stata inaugurata un’opera di street art dedicata alla vita del giovane giornalista. Il murale e’ stato realizzato in via Vincenzo Romaniello (la stessa strada in cui il giornalista visse i suoi 26 anni) dal duo di artisti italiani Orticanoodles ed e’ caratterizzato da due colori predominanti: il verde della Citroen Mehari e il grigio seppia come l’inchiostro della sua Olivetti M80.
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