Dimessa per 3 volte mentre aveva un infarto intestinale e morta, dopo un paio di settimane, tra dolori lancinanti. E’ una storia di malasanità quella che ha protagonista G.T., di Marcianise, spirata nel 2012 a 63 anni. A distanza di 7 anni da quella tragedia arriva la condanna per l’Asl al risarcimento dei danni nei confronti degli eredi, rappresentati dagli avvocati Carmen Posillipo e Vincenzo Della Morte, che sono stati sottratti della madre per l’eccessiva superficialità del personale medico dell’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere.
Il calvario della donna iniziò il 28 maggio del 2012 quando si recò presso il nosocomio sammaritano lamentando forti dolori allo stomaco ed al petto. Dopo qualche ora in pronto soccorso venne dimessa con una diagnosi di “diarrea ed epigastralgia”, insomma un banale mal di pancia.
I dolori, però, continuarono ed erano davvero insopportabili. Così il 30 maggio la donna si recò nuovamente in ospedale ed anche in questa occasione venne dimessa dopo poche ore.
I medici del pronto soccorso del Melorio le consigliarono di recarsi dal suo medico di base, cosa che la donna fece il giorno successivo. Il medico curante, dopo averla visitata in maniera accurata, le ordinò di recarsi di nuovo in ospedale, consegnandole una richiesta di ricovero urgente.
Il 1 giugno la signora si recò di nuovo al Melorio e dopo diverse ore di attesa al pronto soccorso finalmente venne ricoverata. La situazione, comunque, venne presa sotto gamba al punto che solo 3 giorni dopo dal ricovero la malcapitata venne visitata da uno specialista che le diagnosticò un infarto intestinale. Una diagnosi tardiva che costrinse i medici ad un’operazione chirurgica d’urgenza. La donna morì il 12 giugno, il giorno dopo le dimissioni dall’ospedale. A distanza di 7 anni per i familiari della vittima arriva il risarcimento danni mentre l’avvocato Salvatore Gionti ha perseguito i responsabili anche da un punto di vista penale.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 1 Settembre 2019 - 10:47