Napoli. Chi non vorrebbe un seno da pin-up per sentire realizzata appieno la propria femminilità? Si chiama mastoplastica additiva l’intervento di chirurgia estetica oggi più richiesto e più praticato per aumentare il volume del seno attraverso l’utilizzo di protesi mammarie. Ma esistono interventi che non sempre soddisfano le esigenze della paziente e il più delle volte creano danni a chi vi si sottopone. «Tutte le donne – dichiara Francesco D’Andrea, ordinario di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica alla Federico II di Napoli – desiderano avere un seno in armonia con il proprio corpo, perché da sempre è simbolo di femminilità. Oltre ad essere ispiratore di sensazioni materne, riveste un ruolo fondamentale nell’intimità sessuale. Alterazioni, anche lievi, della forma e/o del volume mammario possono essere motivo di perdita di autostima e di sex appeal con conseguenti ripercussioni sulla sfera psicologica e sulla vita di relazione sociale». In genere si rivolgono al chirurgo plastico per questo genere d’intervento giovani donne che in seguito ad uno sviluppo modesto della mammella si presentano con un seno sproporzionatamente piccolo o che hanno subito una riduzione del volume mammario dopo una gravidanza o una drastica perdita di peso. «In questi ultimi due casi talvolta si associa un abbassamento del seno che nelle forme più marcate richiede un intervento aggiuntivo di mastopessi (spostamento verso l’alto del complesso areola capezzolo)», aggiunge lo specialista.
Per chi vuole aumentare il volume del proprio seno con un risultato più deciso e immediato l’aumento del seno con protesi è l’alternativa più sicura. Le tecniche moderne si basano sul rispetto della funzionalità della mammella, permettendo al tempo stesso ampie riduzioni di rischi per la salute, cicatrici nascoste e risultati stabili e duraturi nel tempo. «Una novità in questo campo è data da una particolare tecnica che applico sulle mie pazienti con risultati molto soddisfacenti sia dal punto di vista estetico che funzionale – spiega D’Andrea – che prevede l’impianto della protesi sottofasciale. In pratica andiamo a creare una tasca anatomica che è un giusto compromesso tra sottomuscolo e sottoghiandola con il vantaggio di eliminare l’effetto gradino, diminuire il dolore e ridurre i tempi della convalescenza. Infatti è possibile tornare a una vita attiva dopo sole 48 ore dall’intervento. Inoltre – prosegue – il posizionamento sottofascia ci dà la certezza di lasciare tutto il tessuto mammario al di sopra della protesi, che non va quindi a contrastare eventuali esami diagnostici come screening o mammografie». Fondamentale affidarsi a un chirurgo plastico serio e specializzato dunque, con il quale valutare il tipo di intervento idoneo da effettuare ed eventuali complicanze: «Diffidate da chi vi illustra solo i risultati positivi e soprattutto diffidate dal “low cost”. Chi vi propone un intervento di mastoplastica additiva con una spesa di poche migliaia di euro non dovrebbe essere neanche preso in considerazione. Oggi in Italia purtroppo basta la sola laurea in Medicina per fare il chirurgo plastico e questo fa sì vi siano improvvisati e incompetenti, con seri danni per le pazienti».
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