Pure a me hanno massacrato ma mai a quei livelli. A quel livello o lo fa un folle, o più folli, o una persona senza scrupoli”. Così Luigi Lainà, che conobbe nel centro clinico di Regina Coeli, Stefano Cucchi dopo l’arresto, descrisse le condizioni del giovane morto nel 2009 dicendo che “si erano divertiti a picchiarlo”. La testimonianza viene ricordata dal pm Giovanni Musarò nella requisitoria del processo ai cinque carabinieri in corso davanti alla prima corte d’assise di Roma. Lainà spiegò che era stato proprio Cucchi a dirgli che, a ridurlo in quello stato, erano stati due carabinieri in borghese nella prima stazione da cui era passato. Così sottolinea il pm, Cucchi lasciò un “testamento” a Lainà.”Stefano Cucchi lascia una sorta di testamento al detenuto Luigi Laina’. Sa di essere passato tra le mani di quasi 20 carabinieri e da’ a lui un’indicazione precisa: a pestarlo sono stati due carabinieri della prima Stazione dalla quale era passato. Stefano Cucchi ha parlato con la voce di Laina'”. Lo ha detto il Pm, Giovanni Musaro’ nel corso della sua requisitoria definendo Laina’ “il primo elemento di novita’ di questo processo”. “Lui dice di sapere cosa era successo a Stefano Cucchi. Dice che la sera in cui lo vide, la prima cosa che gli salto’ agli occhi fu il suo aspetto fisico (“era tutto acciaccato di brutto”) e gli chiese ‘chi ti ha ridotto cosi’?’, ma lui non rispose”, ha detto Musaro’. La mattina dopo, ha aggiunto il pm, “Laina’ vide Cucchi seduto in maniera non corretta, stava in condizioni pietose, non riusciva a mangiare, a bere, a parlare; era rimasto impressionato dai segni che aveva sulla schiena perche’ gli aveva fatto alzare la maglietta. E per come stava non riusciva a parlare bene”
Articolo pubblicato il giorno 20 Settembre 2019 - 13:09