È passato un anno da quel maledetto giorno che ha cambiato la vita a un intero Paese, quel giorno in cui il Ponte Morandi è crollato portandosi via 43 vite e un intero quartiere. Ricordo che ero in macchina con i miei figli e mia moglie. Stavo guidando, quando il telefono ha iniziato a squillare all’impazzata. Era chiaro fosse accaduto qualcosa. Ho accostato, ho preso in mano il telefono ed è partito un video. L’ho guardato e riguardato. Era accaduto ciò che non sarebbe mai dovuto accadere. È da quel preciso momento che ho, abbiamo, messo testa e cuore su un obiettivo doveroso: far risollevare dalle macerie una città ferita, Genova, e con lei un intero Paese. Ho, abbiamo, fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità. Questa battaglia mi è costata molto: mi sono messo contro l’intero sistema politico, mediatico, affaristico italiano e per questo hanno cercato in ogni modo di screditarmi, di descrivermi come non sono. Ma rifarei comunque tutto ciò che ho fatto, altre cento, mille volte. Perché l’ho fatto per i genovesi e per tutti i cittadini. Ora, a distanza di un anno esatto sono qui a Genova, per ricordare le vittime di quella tragica mattina e stare al fianco dei familiari. Nessuno potrà mai cancellare il dolore per le 43 vittime, né la paura che si è diffusa in tutto il Paese. Ma a un anno esatto dal crollo del Morandi, Genova è già tornata in piedi. E questo pensiero, che mi rende orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto, lenisce lo sconforto. Sono vicino ai genovesi e lo sarò per sempre. Ne ho incontrati molti in questo anno, dagli ex sfollati che oggi hanno tutti una nuova casa, agli imprenditori che hanno ricevuto ristoro per i danni subiti. Il nuovo ponte lo pagherà chi lo ha fatto crollare per bramosia di denaro. Per questo ho cambiato il modello di gestione delle concessioni autostradali. E ora sì che devono fare manutenzione. Questo lo abbiamo fatto in un anno. Questo lo abbiamo fatto per Genova e per l’Italia intera. E questo continueremo a fare”. Così in un post su Facebook il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli.
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