Per la sessantasettesima edizione del Ravello Festival, una esibizione commovente ha visto protagonista l’organista titolare di Notre-Dame, Olivier Latry. Nella Cattedrale di Parigi, Latry ha studiato e si è esercitato a lungo di notte sul maestoso strumento realizzato da Aristide Cavailé-Coll nel 1868. Proprio quell’organo che miracolosamente è stato risparmiato dal recente devastante incendio accidentale, che ha distrutto parte di Notre-Dame. La notizia dell’immenso rogo è stata particolarmente devastante per Latry, come per qualcuno la cui vita e lavoro si sono evoluti quotidianamente intorno alla cattedrale dagli anni ’80. E tale mix di sentimenti era udibile ieri nella sua esecuzione in Duomo a Ravello, tanto che il pubblico seduto sui banchi della chiesa gli ha reso il dovuto omaggio. L’ultima settimana di agosto ha dunque regalato un concerto eccezionale nella sezione organistica “Le note di Sigilgaita”: un programma ricco e due bis, oltre a un’Improvvisazione dello stesso Latry che rivisitava in chiave organistica contemporanea le note di “Funiculì funiculà”, la canzone napoletana per eccellenza, scritta nel 1880 dal giornalista Giuseppe Turco, musicata da Luigi Denza ed ispirata all’inaugurazione della prima funicolare del Vesuvio. Il risultato dell’improvvisazione è stato un magico riecheggiare delle note associate alla mitica Napoli dell’allegria, ma anche ai rumori della città e al traffico della contemporaneità. Insomma una bella sorpresa per questo festival che vede quest’anno Mauro Felicori come commissario della Fondazione Ravello. La Francia vanta una tradizione organistica straordinaria, tramandata attraverso l’insegnamento al Conservatorio (Latry insegna al CNS di Parigi dal 1995) e la pratica nella grandi chiese. Latry è diventato organista titolare di Notre Dame a soli 23 anni: attraverso il suo maestro Gaston Litaize, e da questi a Marcel Dupré, risale alla scuola di Charles-Marie Widor, il leggendario organista tardo-romantico che tenne la titolarità di un altro eccezionale Cavaillé-Coll, quello di Saint-Sulpice, per sessantaquattro anni. Suo rivale, presente nel programma di ieri con una sua trascrizione bachiana, fu Eugène Bigout, a sua volta titolare nella Chiesa di Saint Augustin, sempre a Parigi. Non poteva mancare un omaggio a un altro organista e improvvisatore celebre, Jean Guillou, titolare per cinquant’anni dell’immenso organo di Saint-Eustache, con la sua versione del Preludio e fuga su tema B.A.C.H di Liszt. Il programma conteneva anche due composizioni, la prima di Mozart e la seconda di Beethoven per l’organo meccanico: uno strumento collegato a un meccanismo ad orologeria che ad ore prestabilite metteva in funzione le canne con un rullo dentato, sul quale era stato preparato il brano musicale da eseguire. Furono commissionate dal conte Deym che a Vienna aveva aperto un mausoleo con la statua di cera del feldmaresciallo Laudon, circondato appunto, da carillon e orologi musicali, i quali a differenza della musica di Mozart, non sopravvissero al loro ideatore. Notre-Dame de Paris (‘Nostra Signora di Parigi’) è conosciuta e amata in tutto il mondo, in parte per la sua veneranda età – la costruzione della cattedrale gotica iniziò nel 1190 – e per il suo status di simbolo di Parigi. Ma probabilmente anche per il posto che si è guadagnata nella cultura popolare. Il romanzo di Victor Hugo del 1831, Il gobbo di Notre-Dame, consolidò il suo ruolo nella coscienza globale, elevato anche attraverso adattamenti teatrali, cinematografici e televisivi.
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