L’omicidio di Vittorio Materazzo, l’ingegnere barbaramente ucciso a Napoli il 28 novembre 2016, “è espressione di un odio enorme ed incontenibile, maturato nei confronti del fratello”, “Luca Materazzo non intendeva solo ammazzare il fratello, il suo era anche un intento punitivo, di vendetta contro il fratello che ormai considerava ostacolo al proprio modo di vivere”. E’ quanto viene sottolineato dai giudici di prima corte di assise di Napoli (presidente Giuseppe Provitera, giudice estensore Maria Armonia De Rosa), nelle motivazioni della sentenza di primo grado con la quale, lo scorso 7 maggio hanno condannato all’ergastolo Luca Materazzo per l’omicidio volontario premeditato del fratello Vittorio, l’ingegnere barbaramente assassinato, con 40 coltellate, davanti la sua abitazione. In 64 pagine viene descritto l’accaduto nei minimi particolari e spiegati le considerazioni che stanno alla base di una condanna cosi’ dura. Per i giudici si tratta di “uno degli omicidi piu’ efferati verificatisi a Napoli” e Luca Materazzo ha commesso l’omicidio del fratello “con particolare efferatezza e inaudita violenza”, “ha colpito la sua vittima con più di 40 coltellate, – ricordano i giudici – lo ha colpito anche quando ormai era a terra e non più in grado di muoversi, lo ha colpito piu’ volte al volto che si era cosi’ coperto di sangue tanto che coloro che sono intervenuti subito sul luogo dell’agguato hanno stentato a riconoscere Vittorio Materazzo”. I giudici hanno anche voluto sottolineare la personalità violenta di Luca Materazzo: “Nel corso dell’istruttoria – scrivono – si e’ dimostrato che l’imputato aveva una personalità e un’ indole aggressiva e violenta, del tutto compatibile con un omicidio attuato con quelle modalità. E le motivazioni – aggiungono – sono di natura principalmente economica, per questo la giuria non ha concesso le attenuanti generiche”. Si è trattato, si legge ancora nelle motivazioni, di un “omicidio programmato con lucidità, fermezza, impassibilità” e con queste stesse caratteristiche Luca Materazzo ha anche affrontato il processo. Eloquenti le parole usate da uno degli investigatori della Questura di Napoli, intervenuto in via Maria Cristina di Savoia quella tragica sera: “In 25 anni di carriera non avevo mai visto una persona mangiare davanti a una scena cosi’ cruenta, davanti a un corpo coperto di cosi’ tanto sangue”. “La sentenza ricostruisce meticolosamente la causale dell’ omicidio anche riferendosi alla prospettazioni di questa parte civile”. Così Errico e Arturo Frojo, legali di Elena Grande, la vedova dell’ingegnere Vittorio Materazzo, hanno commentato le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo emessa nei confronti di Luca Materazzo.
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