Napoli. Si indaga che su un traffico di droga che i nove ‘calzinari’ napoletani arrestati ieri a Milano avrebbe messo in piedi lungo l’asse autostradale che porta da Nord a Sud dell’Italia. Il pm titolare delle indagini ha spiegato che questo filone dell’inchiesta, ovvero quello della fornitura ai camionisti, è ancora in corso e che promette sviluppi. Ma c’è anche dell’altro come l’uso dei mezzi pubblici (in particolare i treni da Napoli alla Lombardia) senza pagare, e anche truffe o estorsioni ai danni di albergatori. Ma anche le minacce ai dipendenti degli autogrill di cui avevano “preso possesso”per non essere infastiditi e per passare dal cancello appunto dei lavoratori. In alcuni casi hanno anche danneggiato le loro auto. Si tratta di pregiudicati della zona Mercato di Napoli e di Fuorigrotta ma anche due di San Giorgio a Cremano. In manette Danilo Iorio, Salvatore Castaldo, Giuseppe Castaldo, Mario Castaldo, Gianluca Scala, Massimiliano Staffelli, Luigi Gargiulo, Armando Giordano e Antonio Lazzaro.
Dalle indagini è emerso che i venditori di calzini appostati nelle stazioni di servizio autostradali. In particolare, dal 2013 ad oggi, le aree di servizio della tratta autostradale da Milano a Lodi e a Fiorenzuola d’Arda-Piacenza sono state interessate dalla presenza dei cosiddetti ”venditori di calzini”, ossia di un gruppo di pluripregiudicati di origine campana i quali, incuranti dei provvedimenti giudiziari ed amministrativi intrapresi a loro carico, hanno continuato nelle loro attività illegali, infastidendo e minacciando i viaggiatori che effettuavano la sosta.
Il fenomeno ha avuto inizio nelle aree San Zenone Est ed Ovest di Milano per poi estendersi, negli anni successivi, in quelle di Somaglia di Lodi ed Arda di Piacenza. I cosidetti calzinari nel corso degli anni e delle loro ripetute incursioni all’interno delle aree di servizio si sono resi responsabili di estorsione, minacce, ingiurie, danneggiamenti verso gli utenti ed i lavoratori dell’autogrill, nonché di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale quando le pattuglie della polizia intervenivano a seguito delle altrettanto innumerevoli richieste.
Quotidianamente giungevano infatti segnalazioni di automobilisti o autotrasportatori pesantemente importunati o, peggio, vittime di danneggiamenti o furti; spesso i responsabili non venivano intercettati poiché utilizzavano, in puro stile mafioso e presentandosi ai malcapitati come provenienti da ambienti criminali, delle ”vedette” che avvisavano all’arrivo della polizia. Inizialmente erano 3 o 4 componenti ma progressivamente il gruppo è aumentato fino a 32 persone. Un numero sufficiente a diffondersi su tutta la tratta autostradale tra Milano e Piacenza: le esigenze di spartizione di territorio li ha portati ad occupare le altre aree di servizio. La Polizia Stradale è intervenuta costantemente per contrastare l’attività dei gruppi di venditori di calzini e per tutti i soggetti identificati è stata richiesta ai questori di Milano, Lodi e Piacenza il foglio di via e divieto di ritorno nei comuni in cui sorgono gli autogrill. Alcuni di loro sono stati anche destinatari dell’avviso orale di cambiamento di condotta da parte del questore mentre per altri è stata disposta la sorveglianza speciale.
Alcuni degli abusivi inoltre sono stati denunciati alla procura di Lodi per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, furto ed estorsione: ad esempio nel caso di un automobilista al quale sono stati chiesti 5 euro per poter parcheggiare la propria auto con la minaccia che, se non avesse pagato, al suo ritorno avrebbe trovato il veicolo danneggiato. Le pattuglie della Polizia Stradale di Lodi – sottosezione autostradale di Guardamiglio – hanno svolto una continua attività di prevenzione e repressione, intervenendo ogni volta che veniva segnalata la presenza dei venditori: dall’avvio dei controlli mirati verso i calzinari allo scorso settembre sono state sequestrate circa 5.000 paia di calze per la vendita abusiva, a cui si aggiungono ulteriori 2.000 paia sequestrati dallo scorso settembre ad oggi.
L’indagine ha appurato che il fenomeno dei calzinari era molto redditizio, con grandi ricavi ottenuti dalla vendita estorsiva delle calze, ma l’inefficacia delle misure di allontanamento dei venditori abusivi ha richiesto azioni più forti e, con autorizzazione dalla procura di Piacenza, sono state svolte intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti, assunzione di denunce e sommarie informazioni, analisi di filmati di impianti di videosorveglianza. L’indagine ha consentito non solo di identificare tutti i protagonisti ma anche di capire come gli stessi fossero organizzati in una vera e propria associazione criminale in cui ognuno aveva un ruolo determinato e nella quale erano state stabilite precise gerarchie e spartizioni di territorio.Proprio il controllo del territorio ha permesso alla banda dei calzinari di avere il dominio su tutte le attività illecite all’interno delle aree di servizio: è stato infatti accertato che, oltre a vendere calzini, all’occorrenza contattassero altri gruppi criminali per eseguire furti nelle aree di servizio sotto il loro controllo. Dalle investigazioni è inoltre emerso che le attività illecite si estendevano anche al di fuori delle aree autostradali, come spaccio e uso di droga, uso dei mezzi pubblici (in particolare i treni da Napoli alla Lombardia) senza pagare, e anche truffe o estorsioni ai danni di albergatori.
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