Il Sud Italia, terra di grandi bellezze paesaggistiche, profonda tradizioni gastronomiche e ricca di un enorme patrimonio storico e artistico, ha sempre visto nel settore turistico un propulsore importante della sue economia, anche e soprattutto negli anni recenti della grave crisi economica che ha travolto il nostro Paese.
Il 2019 ha però disgraziatamente segnato una pesante inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, durante i quali il turismo estivo e balneare nelle regioni del Sud Italia era cresciuto regolarmente. Quali sono i motivi di questa brusca decrescita e, soprattutto, quali sono le alternative verso le quali si sono indirizzati i turisti che hanno comunque scelto di trascorrere le ferie in Italia?
Tra il Gennaio e il Maggio 2019 hanno trascorso le proprie vacanze nel Sud Italia 1,7 milioni di turisti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il motivo di questa primavera assolutamente deludente per tutti gli operatori del settore turistico va ricercato principalmente nelle incerte condizioni meteo che hanno reso completamente instabile il tempo su gran parte dell’Italia nella prima metà dell’anno. Questo, naturalmente, ha scoraggiato le prenotazioni e ha spinto i turisti ad attendere fino all’ultimo minuto prima di partire oppure a rinunciare alle vacanze di primavera con la speranza che in estate il sole tornasse a splendere finalmente in maniera più stabile.
La redazione di Travelspring, sito dedicato all’equipaggiamento per ogni esigenza di viaggio, fa notare che l’incertezza climatica influisce anche sulla facilità di trasporto dei bagagli. Infatti è inevitabile dover portare con sé una scelta più ampia di abbigliamento, facendo aumentare quella zavorra molto seccante per spostamenti con trasporti pubblici poco efficienti.
C’è da aggiungere che la situazione politica nel Mediterraneo è finalmente raggiunto un livello di maggiore stabilità rispetto agli anni appena trascorsi: questo significa che il nostro Paese si trova a dover fare i conti con competitor dalle enormi potenzialità turistiche (come l’Egitto), che negli ultimi anni avevano perso il loro appeal a causa di una difficilissima congiuntura politica e sociale.
Se il Sud e le Isole hanno risentito maggiormente dell’incertezza climatica della scorsa primavera e, naturalmente, della concorrenza degli altri paesi affacciati sul Mare Nostrum, fortunatamente le zone del Nord Est e del Nord Ovest hanno registrato perdite grave negli introiti turistici, ma non drammatiche come quelle del Sud. Questo perché di certo un tempo più incerto e fresco anche in estate non scoraggia affatto gli amanti del trekking e delle lunghe vacanze ad alta quota.
Anche se il quadro del turismo in Italia nel 2019 è stato connotato finora da un ingombrante segno negativo, non tutto è perduto. Il nostro territorio nazionale offre una serie di esperienze turistiche così variegate da riuscire sempre, in qualche modo, ad attirare turisti e viaggiatori, anche in un momento di difficoltà generale del settore.
Se i turisti italiani e quelli stranieri si sono trovati spesso impossibilitati a godersi il mare, non hanno rinunciato all’opportunità di andare alla scoperta delle nostre tradizioni gastronomiche e dei paesaggi dell’entroterra italiano.
Il settore dell’agriturismo, in grado di coniugare perfettamente cibo, relax e desiderio di un contatto diretto con la natura.
Durante l’estate che sta rapidamente volgendo al termine l’accoglienza turistica in agriturismo ha registrato un vero e proprio boom, secondo le stime effettuate da Coldiretti sulla base dei dati di prenotazione raccolti dalle strutture associate a Campagna Amica. Le prenotazioni sono aumentate del 3% mentre il numero di agriturismi attivi sul nostro territorio nazionale è aumentato del 32%.
A livello complessivo il valore economico del settore, come ha riportato recentemente Il Sole 24 Ore è salito a 1,36 miliardi di Euro, con un incremento che sfiora il 25% rispetto all’anno appena precedente.
C’è quindi ancora speranza per il futuro turistico del nostro territorio e in particolare per quello del Sud Italia? Assolutamente sì. A patto di combattere la pressione fiscale che grava sul settore e, parallelamente, il dilagante abusivismo delle strutture destinate all’accoglienza.
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