Il Presidente Sergio Mattarella dovrà decidere se prolungare il mandato del parlamento oppure indire nuove elezioni con un Governo di transizione. Le consultazioni inizieranno domani pomeriggio, mercoledì, dopo le dimissioni del premier Giuseppe Conte. Si partirà con i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati, e il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che non salirà al Colle ma che sarà sentito telefonicamente. Nella stessa giornata saranno ascoltati i gruppi parlamentari più piccoli, mentre giovedì toccherà ai big, con Lega e M5S che saliranno nel pomeriggio. L’avvertimento è partito già da qualche giorno: quanto accaduto con le elezioni del 4 marzo non si dovrà ripetere. Insomma, il presidente della Repubblica non sottoporrà l’Italia ad un altro tira e molla, durato 89 giorni. I colloqui che si svolgeranno nello studio alla Vetrata saranno infatti rapidi, un giorno e mezzo, con l’auspicio-avvertimento che i partiti superino il portone del palazzo con le idee non chiare, ma chiarissime. Il capo dello Stato ha ascoltato con attenzione il dibattito che si è svolto in Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, durante il quale si sono delineati diversi schieramenti o comunque intendimenti. Ma saranno gli incontri nello studio alla Vetrata a dover gettare le basi per un eventuale governo o decretare il ritorno al voto degli italiani. Nessuno infatti azzarda una posizione di Mattarella contraria al voto anticipato: certo non sarebbe la soluzione più facile da affrontare, ma non sarà lui ad escluderla a tutti i costi. E’ per questo infatti che le consultazioni saranno rapide e la decisione seguirà lo stesso mood. Ci sono scadenze che incombono sia a livello europeo (come la candidatura del commissario Ue che spetta all’Italia entro il 26 agosto), sia a livello economico che ruota intorno alla manovra di ottobre. E su questo Mattarella non ammetterà traccheggiamenti, ammiccamenti all’una o all’altra parte politica, perchè a lui spetta il compito di garantire la corretta applicazione della Costituzione. Non molto tempo fa lo stesso inquilino del Colle spiegò: “L’articolo 97 dispone che occorre assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico. Questo per tutelare i risparmi dei nostri concittadini, le risorse per le famiglie e per le imprese, per difendere le pensioni, per rendere possibili interventi sociali concreti ed efficaci”. E’ questo il faro che guiderà Mattarella durante i colloqui, senza nessuno scenario precluso. Un governo politico, sostenuto da Pd e M5S, ma anche istituzionale con gli stessi attori in campo, importante è che ci sia una maggioranza solida e un progetto su cui lavorare. E che soprattutto non sia a tempo, altrimenti non ci sarà alcuna difficoltà di richiamare gli italiani alle urne.
In serata il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato che salirà da solo al Colle per le consultazioni, senza Fdi e Forza italia, a dimostrazione che il centrodestra è tutt’altro che unito. “La via maestra sono le elezioni”. E’ questo il mantra ripetuto dal centro-destra nella giornata in cui Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, rassegna le proprie dimissioni e, di fatto, la caduta dell’esecutivo composto da Movimento 5 Stelle e Lega. In uno scenario denso di ripensamenti e porte riaperte – soprattutto da parte di Matteo Salvini – Forza Italia e Fratelli d’Italia mantengono lo stesso atteggiamento adottato dal Ministro dell’Interno. Sara’ il presidente Mattarella a decidere, ma il ritorno alle urne, possibilmente con una coalizione compatta e capace di intercettare la maggioranza dei seggi, è la priorità per i tre partiti del centro-destra. Contestualmente, però, Salvini si smarca un po’ da Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, quando, a fine serata, informa che “alle consultazioni ci andrà la Lega” da sola. Non il centro-destra unito, come nel marzo 2018.
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