E’ un passaggio difficile quello che Nicola Zingaretti deve affrontare nelle prossime 48 ore. Il colloquio telefonico con Luigi Di Maio non e’ servito a far capire all’interlocutore l’esigenza di una discontinuità sul nome della guida del nuovo governo rispetto al vecchio, mentre l’area vicina a Matteo Renzi lo pressa perchè ceda sul nome di Giuseppe Conte. Di qui il rilancio del segretario a M5s a confrontarsi anche sui programmi, per riuscire a strappare ai pentastellati l’impegno ad aprire una “fase nuova” di netta discontinuità con il governo-giallo verde. Al termine di una giornata convulsa Zingaretti ha convocato i cronisti per una dichiarazione sullo stato delle trattative. “L’Italia non capirebbe un semplice rimpastone del governo che e’ caduto”; o per dirla con Roberto Morassut, al Pd non basta che la crisi di governo sia “un semplice pit stop” dopo il quale non ci sono nette “svolte” sul piano dei contenuti. Eppure Zingaretti non e’ riuscito a far dire a Di Maio una parola pubblica con un impegno ad una “fase nuova” rispetto alla precedente, e questo complica il confronto anche sui nomi, a partire dall’inquilino di Palazzo Chigi. Il ragionamento ripetuto da Zingaretti a Di Maio e’ che un netto cambio di agenda rispetto a quella del precedente governo, enfatizzando la svolta green, renderebbe piu’ semplice anche a M5s far digerire l’accordo col Pd ai propri militanti ancora dubbiosi. Per altro Il sole 24 ore ha pubblicato un sondaggio in cui la maggioranza assoluta degli elettori Dem sono favorevoli al governo e lo e’ anche la maggioranza relativa di quelli di M5s. Una fase nuova sui contenuti porterebbe con se una fase nuova nel metodo, con un programma condiviso, ha spiegato in conferenza stampa Zingaretti, anziché “un contratto con proposte semplicemente giustapposte”; e sarebbe coerentemente con la discontinuità sui contenuti e sul metodo “quella sui nomi”. Dopo l’impuntatura di Di Maio sul Conte bis, nella conferenza stampa Zingaretti ha invitato M5s a confrontarsi su tutto: dal programma (“preoccupa la pesante eredita’ lasciata dal precedente governo”), alla squadra, al Presidente del Consiglio. Zingaretti e’ dunque sul punto di cedere sul Conte bis in cambio di una fase nuova su contenuti e squadra? L’area vicina a Renzi lo esorta a fare cosi’: “siamo con Zingaretti sia che dica si’ sia che dica no a Conte” ha fatto filtrare Renzi, facendo capire che non e’ importante il nome del premier. Contrari al cedimento molti altri, da Andrea Orlando a Paolo Gentiloni e Francesco Boccia, pronti anche a far saltare l’accordo. Anche perche’ c’e’ un mondo di sinistra vicino al segretario, come Fabrizio Barca, che storce il naso a vedere a Palazzo Chigi chi ha firmato i decreti sicurezza di Salvini. In un articolo Romano Prodi ha invitato Pd e M5s “a far prevalere gli interessi generali e le prospettive del futuro sulle divisioni del passato”. Come dire, non e’ importante il nome del premier quanto la missione del governo, mentre anche gli osservatori politici ritengono che un nulla osta a Conte arriverebbe anche dal Quirinale.
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