Luigi Di Maio non molla la presa sul Conte bis. Il vicepremier M5S punta a fare breccia nel muro alzato dai dem. Non a caso, al termine della telefonata con il segretario Pd Nicola Zingaretti, trapelava un certo ottimismo da parte del capo politico pentastellato. Il leader democratico, raccontano all’Adnkronos fonti grilline di primo piano, “era molto possibilista”: “in verità”, viene spiegato, “sono rimasti solo lui e Paolo Gentiloni a dire no” alla riconferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. E infatti l’ala renziana del Partito democratico ha subito colto l’occasione per incalzare il segretario, chiedendogli di dare il via libera alla riconferma del premier uscente. La giornata ha poi vissuto un picco di tensione: in conferenza stampa al Nazareno Zingaretti ha ribadito l’esigenza di una “discontinuità” anche sui nomi. Gelida la risposta dei grillini: “L’Italia non può aspettare il Pd, la soluzione è Conte”. Ma dietro le quinte si continua a lavorare, come dimostra l’invito di Zingaretti a incontrare il M5S “da domani”. Indiscrezioni, per ora non confermate, parlano di un possibile vertice dello stato maggiore M5S con Davide Casaleggio, in programma sempre domani a Roma, per fare il punto della situazione. Al momento non sarebbe stato ancora deciso se sottoporre o meno a referendum sulla piattaforma Rousseau l’alleanza di GOVERNO col Pd. Forti sono i timori di un responso negativo della base ed è anche per questo motivo che, viene evidenziato, si starebbe insistendo sulla figura di Conte: “l’unico”, ragiona un esponente pentastellato di peso, “in grado di far digerire ai nostri elettori un’intesa di questo tipo”. Dalla partita per la premiership si è intanto sfilato il presidente della Camera Roberto Fico. Fonti della presidenza di Montecitorio hanno fatto sapere che la terza carica dello Stato intende “dare continuità” al suo ruolo. Ma i tempi per chiudere l’accordo si assottigliano sempre di più. Il Movimento è consapevole che dal Quirinale non faranno sconti sui tempi e già domani sera – dice un big M5S – il Colle si aspetta segnali concreti in vista del secondo giro di consultazioni, fissato a martedì. Resta sullo sfondo la questione del forno leghista, che i 5 Stelle non hanno mai detto ufficialmente di voler chiudere. Le parole di Conte di ieri, infatti, sono attribuite alla sua volontà di non ripetere l’esperienza gialloverde, ma non impegnano in alcun modo il Movimento. Ma anche chi tiene quotidianamente i contatti col Carroccio cede allo scetticismo: “Se tornassimo indietro accettando il ‘corteggiamento’ di Matteo Salvini, non terremmo più i gruppi. Sarebbe molto complicato far accettare ai nostri un’inversione a U di questo tipo”.
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