La relazione dei periti del Gip “allontana da strallo la causa primaria del crollo”, i difetti riscontrati non hanno alcuna relazione con la capacita’ portante del ponte Morandi, a Genova. Lo dicono esperti Aspi a proposito di quanto emergerebbe dalla relazione. Esperti Aspi secondo cui – come riporta una nota di Autostrade per l’Italia – la relazione “non evidenzia situazioni di degrado che possano in alcun modo essere messe in relazione con una diminuzione della capacita’ portante del ponte. L’analisi delle parti crollate ancora presenti al momento dell’inizio dell’incidente probatorio e delle parti non crollate ha messo in evidenza alcuni difetti solo localizzati, peraltro compatibili con l’epoca di costruzione”. Tali difetti “non sono in alcun modo connessi – dice ancora la nota – alla funzionalità dell’opera, erano già stati rilevati dai programmi di sorveglianza e in parte già oggetto di interventi di ripristino strutturale. In particolare si rileva che, come riportato dai periti, le parti non crollate, incluse le sezioni limitrofe alla parte crollata e presumibilmente influenzate dal crollo, hanno superato positivamente le prove di carico cui sono state sottoposte precedentemente alla demolizione dalle imprese assegnatarie dei lavori di demolizione e costruzione del nuovo ponte”. Per quanto riguarda la situazione dello strallo della pila 9 lato sud-est in corrispondenza della sella, “la relazione dei periti riporta soltanto la classificazione degli stati di corrosione dei fili di acciaio componenti i trefoli, classificazione determinata in modo sommario e quindi utilizzabile soltanto ai soli fini descrittivi. Tale classificazione consente comunque di escludere – viene sottolineato nel comunicato di Autostrade – che sia stato lo strallo la causa primaria del cedimento. L’elaborato infatti evidenzia che i cavi primari non mostrano particolari segni di degrado e definisce “duttili” le superfici di frattura della parte dello strallo collegata con l’Antenna, confermando quanto già sostenuto nelle analisi dei laboratori EMPA e dell’Università di Pisa. Nel corso dell’indagine infine sono state evidenziate alcune particolarità del processo costruttivo, non conoscibili in precedenza, la cui significatività potrà essere valutata soltanto in una fase successiva degli accertamenti, nell’ambito del secondo incidente probatorio”.
Articolo pubblicato il giorno 1 Agosto 2019 - 20:59