Napoli. C’è un “buco” nella sala regia del carcere di Poggioreale. Una distrazione domenica pomeriggio che ha consentito al killer palestrato Robert Lisowki di compiere la clamorosa evasione dal carcere di Poggioreale finita poi ieri sera nella zona di piazza Garibaldi. Una distrazione fatale o una complicità involontaria? Non a caso l’ipotesi di reato su cui lavora la Procura di Napoli è di “Procurata evasione”. Al fascicolo stanno lavorando il pm Ernesto Sassano, con i procuratori aggiunti Raffaello Falcone e Luigi Frunzio. I magistrati insieme con gli investigatori hanno preso visione dei filmati interni al carcere. E infatti sarebbe bastato soffermarsi su uno dei filmati collegati alla video sorveglianza per accorgersi che Lisowski, alto un metro e ottanta, non stava entrando nella navata dove si svolgeva la messa, ma si stava infilando, a passo svelto, un vano poco distante. Poco dopo le 10 di domenica mattina ha iniziato la sua fuga. Quei locali portano, attraverso alcune scale, su, fino al tetto del tempio. Da quell’altezza, il muro di cinta del carcere dista pochi metri e si trova ad un livello più basso rispetto alla sommità dell’edifìcio sacro. Tutto studiato quindi. Una pista interna al carcere parla di un suo connazionale che gli avrebbe lasciato quel lungo rotolo di stracci in un punto strategico della segreta -ma non imprevedibile – traiettoria. Ma gli inquirenti si concentrano soprattutto sulle omissioni di chi doveva osservare i monitor e accorgersi che Lisowski si era staccato dal gruppo: non stava andando a messa, ma seguendo il suo incredibile piano di fuga.
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