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C’è sempre il suo zampino, sempre. La doppietta è ‘solo’ la metà dell’opera: calcio di rigore nel primo tempo e gol vittoria nella ripresa. Basterebbe questo per consegnargli la corona del migliore in campo. E invece no, perché quando non segna, apparecchia per i compagni. Suoi i passaggi per i piazzati di Mertens e Callejon. È la certezza di questo Napoli.
Gi bastano due palloni. Anzi, un pallone e un polpaccio. Con il primo realizza il gol che rimette in parità la partita, grazie anche all’incertezza di Dragowski. Con il secondo si procura il calcio di rigore del sorpasso messo dentro da Insigne. Nel momento di maggior difficoltà ci pensa Ciro. Che con la Viola ha un feeling particolare: sesto gol in 13 scontri diretti. L’apertura panoramica per la quarta rete è un capolavoro di geometria.
Di solito si prende in considerazione il gol per il voto in pagella. Peccato che sia la cosa più brutta – si fa per dire – della partita del cileno. È in tutte le posizioni del campo: parte mezzala ma assorbe palloni come un buco nero. Servirebbe un astrofisico per spiegare un fenomeno del genere. Lavoro che diventa molto più complicato contro gente del calibro di Fabian Ruiz e Zielinski.
Si prende il primo tempo libero. Aspetta la ripresa per scatenarsi, protagonista sia sul terzo che sul quarto gol. La rasoiata in diagonale non lascia scampo a Dragowski, poi restituisce il favore con un assist perfetto per Insigne, che di testa la deve solo spingere dentro. Qualche simulazione di meno, magari.
Forse l’unica insufficienza, volendo essere cattivi. Un giudizio che nasce dalla stima per le qualità del giocatore, che però è apparso estraneo al gioco del Napoli. In più l’aggravante del rigore procurato dopo nemmeno dieci minuti: il giudizio del Var sembra alquanto severo, così come le nuove regole in materia di falli di mano.
Ha sulla coscienza due gol su tre. Si fa saltare in testa da Milenkovic sul calcio d’angolo battuto da Pulgar e non riesce a contrastare Boateng che fa sfilare il pallone e trova l’angolino. Fa sicuramente più bella figura Manolas, non da lui.
Il primo tempo non è male. È tornato a Firenze per la gioia dei suoi tifosi, che però rivedono il peggio del croato: quando cala l’intensità e le gambe non girano più, Badelj non riesce a far rispettare le distanze tra i reparti. Va in difficoltà, arranca. L’esperienza non basta se paragonata alla velocità degli avversari.
Quattro gol subiti fanno crollare il voto in pagella. Anche se in nessuno ha particolari responsabilità, tranne sul primo: sul destro a giro di Mertens i piedi si staccano da terra, ma la scelta di andare con entrambe le mani non paga. L’ex Empoli tocca soltanto. Rimane piantato sul rigore di Insigne, poi non gli resta che alzare bandiera bianca. Una serataccia.
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