Per il crollo del ponte 167 lungo l’autostrada A14, avvenuto il 9 marzo 2017 tra i caselli Ancona sud e Loreto nel Comune di Camerano, che costò la vita a due persone e il ferimento di altre tre, la Procura di Ancona ha chiesto il processo per 22 indagati: 18 persone fisiche e quattro società coinvolte a vario titolo per aver commissionato i lavori, averli appaltati e poi subappaltati. Nella richiesta di rinvio a giudizio il pm Irene Bilotta contesta agli indagati anche l’omicidio stradale oltre all’omicidio colposo, il crollo colposo e la violazione delle norme in materia di sicurezza sul luogo di lavoro già emersi in fase di apertura del fascicolo. Sul ponte crollato era in corso una manovra di innalzamento quando l’impalcato obliquo fini’ sulla sede stradale provocando la morte dei coniugi Emidio Diomede e Antonella Viviani, originari dell’Ascolano (Spinetoli), che sopraggiungevano in auto, e il ferimento di tre operai. L’udienza preliminare si terrà il 9 dicembre davanti al gup di Ancona Francesca De Palma. Insieme a ingegneri, capi cantiere, responsabili della sicurezza e del procedimento, vari manager e progettisti rischiano un processo come società: Autostrade per l’Italia Spa, Spea Engeneering Spa e Pavimental Spa (entrambe del gruppo autostrade) e la Delabech Srl, l’impresa esecutrice dei lavori con sede a Napoli. Inizialmente il pm aveva indagato 37 persone e quattro società. Secondo l’ing. Gabriele Annovi, incaricato dalla Procura dei rilievi tecnici, il ponte sarebbe crollato, tra le concause, per una sottovalutazione dei rischi in fase di progetto e in fase di esecuzione dei lavori: non sarebbe stato previsto che durante la manovra di innalzamento il cavalcavia potesse ruotare distanziandosi dai punti fissi dove si sarebbe dovuto appoggiare.
Articolo pubblicato il giorno 23 Agosto 2019 - 06:58