Il discorso pronunciato oggi da Renzi al Senato è piaciuto perfino a palazzo Chigi ma non è un mistero che la figura del senatore di Scandicci sia ritenuta ingombrante dalle parti del Nazareno. Il timore dei fedelissimi di Zingaretti è che l’ex premier, magari a pochi mesi dalla nascita del governo, possa dar vita a propri gruppi parlamentari, diventando di fatto un interlocutore di primo piano dell’alleanza giallo-rossa. E comunque da parte dei dem – viene riferito – non c’è alcuna intenzione di intestarsi in solitario una legge di bilancio che dovrà sterilizzare le clausole di salvaguardia sull’Iva. Ma è il fattore Renzi a restare al centro di questa crisi di governo. Anche perchè nel Movimento 5 stelle non ci si fida dell’ex presidente del Consiglio. Le consultazioni al Quirinale saranno lampo ma tra i partiti si affaccia – osservano fonti parlamentari – anche l’ipotesi che le trattative possano andare avanti per settimane. Chiudendo di fatto la finestra del voto anticipato ad ottobre e portando il Paese alle urne nel prossimo marzo. A quel punto sarebbe un governo di transizione a varare la legge di bilancio. La strada di un accordo tra Pd e M5s resta stretta. Anche perchè lo scontro tra i dem è sul ruolo di Conte. Renzi apre ad un Conte bis, Zingaretti frena, anche se i pontieri rivelano che l’attuale presidente del Consiglio resta un’opzione sul campo. Nel frattempo la Lega si affida a Mattarella e chiede il voto. Con la possibilità anche di andare all’opposizione. Non è un caso che oggi il più euforico – raccontano nel Carroccio – sia il sottosegretario Giorgetti. “Da mesi dicevo a Salvini di rompere”, ha ribadito. Sorrisi e strette di mano a palazzo Madama anche con gli esponenti del Pd. Ad un certo punto Giorgetti ha incrociato Renzi: “Ora ti tocca Di Maio, auguri”, con il senatore di Scandicci che gli ha tolto la spilla di Alberto da Giussano dalla giacca: “Ma come vi è venuto in mente di fare la crisi ad agosto?”. Il numero due della Lega ha studiato una playlist della crisi: “Dal neomelodico italiano al punk-rock inglese, ad Endrigo e la sua ‘Canzone per te’. La festa appena cominciata è già finita. Il nostro amore era l’invidia”. Il numero due del Carroccio è sorridente: “Io comunque sul comodino ho la foto della Boschi e non di Renzi”. La mano a Conte? “Sono pur sempre un sottosegretario”. I suoi attacchi: “Tutto previsto. Ora però dovranno farmi vedere come Pd e Movimento 5 stelle possano andare d’accordo”. Tra i nomi che si fanno nel Transatlantico del Senato per palazzo Chigi ci sono anche quelli di Cantone e di Fico. Ma l’opzione sul tavolo resta quella di un Conte bis. “Sarà Franceschini a convincere Zingaretti”, dicono i renziani.
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