C’era veleno nelle buste sospette recapitate lo scorso aprile ad alcune tra le più importanti aziende alimentari italiane, tra cui Lavazza, Ferrero, Illy, Balocco e Caffe’ Vergnano. Tracce di oleandrina, una sostanza estratta dall’oleandro, ma in quantità minima, che non era in grado di uccidere. Lo ha stabilito la consulenza disposta dalla procura di Torino, che all’indomani delle minacce aveva aperto un’inchiesta. Tentata estorsione, il reato ipotizzato nei confronti degli autori, rimasti ignoti, tanto che ora l’indagine potrebbe essere archiviata. Secondo Alessandro Barge, professore di Chimica organica all’Università di Torino, nelle buste c’erano 0,012 grammi di oleandrina. Troppo poco per causare disturbi, figuriamoci per uccidere. “Cosa vogliamo? Come voi, soldi… Vogliamo 300mila euro”, in criptovaluta. Non siamo terroristi, malati di mente, ma uomini d’affari”, c’era scritto nei fogli all’interno della busta e intestati “Quick & Flupke associati” due personaggi dei fumetti. “Come saprete – continuava la lettera – e’ molto semplice introdurre un po’ di veleno, in polvere o liquido, in uno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Riuscite ad immaginare gli effetti disastrosi, per l’immagine della vostra compagnia, se i clienti iniziassero a morire avvelenati. Quindi, pensateci”. Nella lettera si faceva riferimento anche ad una scadenza, quella del 20 maggio. L’ultimatum e’ ormai scaduto da oltre due mesi. Per questo motivo i pm Emilio Gatti e Paolo Scafi potrebbero anche decidere di archiviare l’inchiesta, per la quale si e’ mossa anche l’Eurojust dell’Aja, con una riunione – lo scorso 30 aprile – tra gli investigatori di dieci Stati europei, dal momento che buste analoghe erano state recapitate anche ad altre aziende straniere.
Articolo pubblicato il giorno 2 Agosto 2019 - 20:33