Agropoli. Trenta anni di carcere per il giovane tunisino Nezar Mrabet, da tempo residente nel Cilento e accusato dell’omicidio di Marco Borrelli, avvenuto nell’aprile del 2017 per motivi di gelosia. Lo hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Salerno che hanno confermato la sentenza del processo di primo grado Il processo si era svolto con il rito abbreviato davanti al Tribunale di Vallo della Lucania.Il giovane fu fermato poche ore dopo il ritrovamento del corpo di Marco Borrelli e confessò di aver ucciso il suo amico perché tradito dallo stesso e dalla sua ex dalla quale aveva avuto due figli. “Ci eravamo dati appuntamento, con Marco, nei pressi della chiesa Sacro Cuore per un chiarimento. Era stato accompagnato, con la macchina, dalla mia ex compagna, che ora aveva intrapreso una relazione sentimentale con lui. Abbiamo iniziato a passeggiare. Una volta arrivati nei pressi del secondo cavalcavia, ci siamo diretti verso l’area del Parco Le Ginestre. Stavamo ragionando con calma, da vecchi amici. Ma durante il percorso dopo alcune affermazioni di Marco, che non ne voleva sapere di lasciare perdere Cristina le parole sono diventate urla e siamo venuti alle mani. A quel punto ho tirato fuori dalla tasca della felpa un coltello. L’ho fatto con la mano sinistra, sebbene io non sia mancino, e ho colpito Marco alla gola. Lui ha cominciato a vacillare. Ho cercato di tamponargli la ferita, di fermargli l’emorragia, ma il sangue continuava a fuoriuscire dal collo. Marco, impaurito ed agonizzante, ha cercato di fuggire ma è inciampato ed è caduto. E’ morto in poco tempo. In preda al panico ho preso il corpo e ho cercato di nasconderlo tra i calcinacci e la vegetazione, ma in maniera molto approssimativa, quindi preso il telefono sono scappato via.Ho gettato il coltello li vicino e poi il telefono di Marco un cassonetto, nei pressi del pub Tre Conchiglie”.
(nella foto l’assassino Mrabet Nezar e la vittima Marco Borrelli)
Articolo pubblicato il giorno 9 Luglio 2019 - 06:44