Questa volta sono andati anche negli uffici milanesi di Google gli uomini del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della guardia di finanza. Guidate dal tenente colonnello Gianluca Berruti, a capo delle operazioni, le Fiamme Gialle hanno chiesto al colosso di Mountain View di mettere a disposizione tutti i documenti relativi a decine di siti internet pirata che vendevano on line false polizze assicurative. Prioritario è capire come mai chi cercava di acquistare una polizza on line venisse indirizzato proprio sui falsi portali, molto ben indicizzati dal motore di ricerca. In tutto di pagine web che promettevano agli utenti polizze, anche temporanee, a basso costo – in media 200 euro – ne sono state oscurate 222. Una cinquantina avevano sede in Italia e domini forniti da piattaforme come Aruba e Serverplan e altri 55 siti all’estero, soprattutto in Olanda e Stati Uniti. Da quando nel 2018 sono iniziate le indagini – dopo che le compagnie assicurative Axa e Directline si sono rivolte all’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni – un altro centinaio di siti sono stati disattivati prima dell’arrivo dei finanzieri.Sono cinque, per il momento, le persone indagate per truffa aggravata, frode ed esercizio abusivo dell’intermediazione assicurativa. Abitano tutte in provincia di Napoli e alcuni di loro sono dei veterani. Altri cinque, tutti residenti nel Milanese, sono stati sentiti dalle Fiamme Gialle, che ieri hanno anche effettuato perquisizioni in tutta Italia. Altre 60 persone cadute nella rete dei truffatori verranno interrogate nelle prossime ore.Decine e decine le denunce degli ignari clienti che, attirati dai loghi delle principali compagnie tra cui la stessa Axa e Generali e dai prezzi stracciati, chiamavano i numeri indicati sui siti pirata. Dall’altra parte del telefono, una voce forniva tutte le spiegazioni e chiedeva di pagare tramite Postepay una polizza, che in realtà non veniva mai stipulata. Pochi passaggi, spiegati in maniera sicura e professionale dai finti assicuratori. Abbastanza perché almeno un migliaio di clienti in pochi mesi cadessero nella loro rete e pagassero oltre 700mila euro senza sospettare nulla. Tanti, infatti, hanno scoperto la truffa solo quando, dopo aver fatto un incidente d’auto, hanno chiesto un risarcimento. E tanti altri ancora potrebbero essere ancora all’oscuro di tutto.”Tutti i grandi player di internet sono consapevoli del rischio del falso che si associa alla rete. La collaborazione in questi casi è fondamentale. Sono convinto che su questi casi Google e altri motori di ricerca collaboreranno. È anche nel loro interesse evitare frodi e truffe”, ha sottolineato il procuratore di Milano Francesco Greco, che ha coordinato le indagini insieme al procuratore aggiunto Eugenio Fusco e al pm Cristian Barilli. Poche e semplici le regole per evitare le truffe: consultare sempre l’elenco dei siti falsi sul portale dell’Ivass e, in caso di dubbi, chiamare il numero verde dell’authorithy. E mai fornire dati o documenti senza controllo.
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