Napoli. “Non vorrei che il prossimo che esca dal carcere di Poggioreale in una bara sia mio figlio”. E’ distrutto dal solo pensiero che possa accadere una cosa del genere Giuseppe Verderosa, padre di Francesco detto ‘il piccolino’ in carcere da un anno e mezzo per traffico internazionale di droga.Francesco 33 anni, fu arrestato nell’aprile dello scorso anno in un maxi blitz che portò in carcere 62 persone nell’area a Nord di Napoli e nell’area flegrea. Tra gli arrestati anche il carabiniere corrotto Lazzaro Cioffi detto Marcolino e il boss del parco verde di Caivano, Pasquale Fucito detto o’ marziano. Francesco Verderosa è un soggetto super obeso: pesa 206 chilogrammi ed ha difficoltà respiratorie. E’ un soggetto a rischio mortalità quindi. La stessa direzione del carcere, dopo una serie di visite presso l’Asl, è riuscita ad ottenere la macchinetta che gli consente di respirare. “Chiediamo l’aiuto dei magistrati e della direzione del carcere-spiega il papà di Francesco- perché credo che mio figlio nelle condizioni in cui si trova non può stare in carcere. Soprattutto in quello di Poggioreale dove le condizioni di detenzione sono inumane. Il ragazzo ha sbagliato e deve pagare. Nessun dubbio e nessuno sconto, lo diciamo per primi noi genitori. Ma almeno che non rischi la vita. Non vogliamo fare i vittimisti ma in questi giorni di caldo eccessivo più volte mio figlio si è sentito male. Era detenuto nel padiglione Avellino e ora è nel San Paolo. Aspettiamo il giorno della visita per vedere come sta. Il prossimo 11 luglio ci dovrebbe essere la sentenza del processo dove il pm ha chiesto per lui 18 anni di carcere. Io non voglio discutere di questo. Voglio discutere delle condizioni di salute di mio figlio e del pericolo di vita che corre stando in carcere. E’ troppo se chiediamo gli arresti domiciliari per curarlo? Francesco vorrebbe fare l’intervento allo stomaco per ridurre il peso. Potrebbe essere ricoverato in un ospedale sotto il controllo delle forze dell’ordine. Ma certo nelle condizioni in cui si trova non può stare in carcere. Non voglio che mio figlio muoia li dentro”.
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