Napoli. Seppur soprannominata “a peccerella”, dagli inquirenti della direzione distrettuale antimafia Maria Licciardi è collocata al vertice assoluto di quella che è da oltre trenta anni una delle organizzazioni criminali d’Italia, la cosiddetta Alleanza di Secondigliano, frutto di una salda unione con le famiglie camorristiche Contini, Bosti e Mallardo. Solo pochi giorni orsono, è stata destinataria della ordinanza di custodia cautelare che ha raggiunto ben 126 persone, con oltre 200 persone indagate. Maria Licciardi non fu rinvenuta quando gli agenti bussarono alla sua porta, fu cercata ovunque nei giorni successivi, ma di lei nessuna traccia, tanto da legittimare la emissione del decreto di latitanza nei suoi confronti, ulteriore circostanza questa eloquente circa il suo spessore criminale. Solo pochi giorni dopo gli arresti dei suoi uomini, a sorpresa, il boss in gonnella comunicò che intendeva contrastare le gravissime accuse a lei mosse, attribuendo il delicatissimo compito di difenderla all’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli. Ed è proprio grazie al sapiente lavoro difensivo, che si è giunti ad una decisione indubbiamente clamorosa. Infatti, il Tribunale di Napoli, dodicesima sezione riesame, in totale condivisione delle penetranti ed articolate questioni giuridiche sollevate dall’ avvocato Dario Vannetiello, nonostante l’imponente messe di prove esistente nei suoi confronti e la latitanza della donna, ha annullato in toto la ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti. E così, da oggi, Maria “a peccerella” è di nuovo libera; può interrompere la fuga ed uscire da quell’ignoto nascondiglio dove si è celata. Una decisione giudiziaria che farà a lungo discutere, anche perchè la posizione di Maria Licciardi era aggravata pure dall’essere stata per ben due volte – nel 2003 e nel 2007 – già condannata proprio per aver diretto ed organizzato la medesima organizzazione delinquenziale. Ma, ciò nonostante, hanno fatto evidentemente breccia nei Giudici le ragioni di diritto e di fatto tracciate dal suo difensore con meticolosa cura, tanto da privare di effetto sia le prove intercettate in questi anni nei suoi confronti, sia la innegabile suggestione che innegabilmente proviene dalle precedenti e gravi condanne nonché dalla latitanza di cui si è resa protagonista anche questa volta, come nel 2000, allorquando fu iscritta tra i latitanti più ricercati d’Italia.
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