Napoli. Una condanna a 10 anni di carcere e dopo due anni da una fallita strage viene rimesso in libertà perché sarebbe venuta meno la pericolosità sociale. E’ la storia di Giuseppe Trongone, 20 anni, figlio di Vitale, boss di Fuorigrotta condannato all’ergastolo. Fu lui il pistolero protagonista la notte del 19 novembre del 2017 della folle sparatoria nel pieno della movida di San Pasquale a Chiaia. Ora dopo poco più di due anni di carcere è tornato a casa agli arresti domiciliari. I giudici della Settima sezione del Tribunale di Napoli (gli stessi che a maggio scorso lo avevano condannato) hanno accolto la richiesta avanzata dai suoi avvocati, i penalisti Antonio Abet e Antonio Liguori. La richiesta ha fatto leva sull’attenuazione delle esigenze di custodia cautelare scaturita dall’occasionalità dell’evento. Per questo sarebbe venuto meno lo status di pericolosità sociale del proprio assistito e, di conseguenza, la possibilità che il reato venga reiterato. La Procura nel frattempo ha già presentato appello contro la condanna ritenuta troppo lieve. Sullo sfondo dello scontro tra banda di giovanissimi, che causò sei feriti, gli attriti tra i gruppi di Fuorigrotta-Rione Traiano e quelli del Brox di san Giovanni a Teduccio per il controllo dello spaccio nella movida di Chiaia.
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