Napoli. E’ stato condannato a 30 anni di carcere il 20enne Francesco Esposito responsabile nello scorso giugno di aver causato la morte all’esterno di una discoteca di Coroglio del 28enne di Secondigliano Agostino Di Fiore. Non fu lui a fare fuoco contro il giovane ma istigò il killer Michele Elia junior rampollo della nota famiglia di trafficanti di droga del pallonetto di Santa Lucia (e che essendo minorenne all’epoca è stato processato e condannato a 18 anni di carcere presso il Tribunale per i minori). Esposito è stato condannato per concorso in omicidio e alla lettura della sentenza sono scoppiati tafferugli in aula tanto che è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Dalle indagini è emerso che la lite in discoteca, poi sfociata nell’omicidio di Di Fiore, sarebbe stata innescata dalla sua intromissione, non gradita, in una lite scoppiata tra Francesco Esposito e la sua fidanzata. Ci fu una rissa durante la quale Esposito ebbe la peggio da parte un gruppo di ragazzi di Secondigliano, di cui faceva parte anche la vittima. Esposito dopo l’accaduto, chiamò più volte, nel cuore della notte, l’amico diciassettenne, per chiederne l’intervento. Nel corso di queste telefonate sia la fidanzata di Esposito che altre ragazze, avevano cercato di evitare che il diciassettenne intervenisse, soprattutto cercando di convincere Francesco ad andare via: “‘o chiatto (questo il soprannome di Esposito, ndr) non lo chiamare, stammi a sentire a me”). Ma Esposito insiste: “ho litigato, ho litigato…”, “Mi puoi venire a prendere fuori al locale?”, e ancora “quelli sono di Secondigliano, sto fuori al locale”. Il minorenne, dopo le insistenze dell’amico, prende un taxi e si reca a Coroglio, dove l’amico lo stava aspettando. Poco prima dell’omicidio una pattuglia della polizia si reca nella discoteca di Bagnoli per eseguire dei controlli; alle 5,30, quando erano già a bordo delle proprie vetture, i poliziotti sentono colpi d’arma da fuoco e urla in lontananza. Corrono sul luogo da cui provenivano le urla e trovano, su una strada in salita che va verso Posillipo, non molto lontano dalla discoteca, un’auto nera impattata contro il muro destro, con lo sportello del lato passeggero aperto e, all’interno, Agostino Di Fiore, accasciato, privo di vita. Gli agenti vedono anche un giovane, di circa 20 anni, poi identificato in Francesco Esposito, allontanarsi con una pistola infilata nella cintola. Il ragazzo, malgrado il tentativo di fuga, viene bloccato. Ma dell’arma nessuna traccia. Verrà trovata poco dopo in un cespuglio. A terra vengono trovati anche tre bossoli calibro 9, dello stesso calibro della pistola trovata dai carabinieri a cui vengono delegati gli accertamenti. Subito dopo l’omicidio uno dei poliziotti accorsi sul luogo della tragedia, è costretto a soccorrere un giovane,Michele Elia junior, che all’agente riferisce di essere stato investito: ed effettivamente il ragazzo aveva delle ferite alle gambe e i pantaloni strappati. Il giovane, però, fugge. Viene successivamente rintracciato, portato nell’ospedale Vecchio Pellegrini, per essere medicato e poi viene fermato.
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