Roma. Il boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, e i suoi legali Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello, sono stati rinviati a giudizio per aver minacciato, a marzo del 2008, nel corso di un processo a Napoli, i giornalisti, Rosaria Capacchione e Roberto Saviano. I tre sono accusati di minacce aggravate dal metodo mafioso. A deciderlo il gup della Capitale, Livio Sabatini. Nel procedimento si sono costituiti come parte civile oltre a Capacchione e Saviano, anche la Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata in giudizio dall’avvocato Giulio Vasaturo, e l’Ordine dei Giornalisti della Campania. Il processo a carico di Bidognetti e dei suoi avvocati è stato fissato per il prossimo 12 novembre. La Fnsi era presente oggi a piazzale Clodio con il componente di giunta e segretario del sindacato unitario Giornalisti Campania, Claudio Silvestri, all’udienza preliminare del procedimento che, accolte le richieste di costituzione di parte civile, ha disposto il giudizio per gli imputati. “Il giudice ha ammesso la costituzione in giudizio della Fnsi, riconoscendo il sindacato come soggetto direttamente leso dalla condotta mafiosa ascritta agli imputati che ha inciso sull’esercizio del diritto costituzionale alla libera informazione”, spiega l’avvocato Giulio Vasaturo, che assiste nel processo la Federazione nazionale della Stampa italiana. “Ringraziamo – affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – l’avvocato Vasaturo e il Sugc e, anche in questa occasione, esortiamo colleghe e colleghi a fare da scorta mediatica a Rosaria Capacchione e Roberto Saviano. Eravamo in aula questa mattina e saremo di nuovo in tribunale il 20 settembre, insieme con l’Usigrai, il Cdr del Tg3, Articolo21, Libera e tutte le associazioni che hanno aderito alla campagna #NoiNonArchiviamo, in occasione dell’udienza relativa alla richiesta di archiviazione delle indagini sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”.
Articolo pubblicato il giorno 5 Luglio 2019 - 18:19