I Militari del Comando Provinciale di Padova e di circa 70 Reparti della Guardia di Finanza
sul territorio nazionale hanno dato esecuzione a oltre 200 decreti di perquisizione e
sequestro in relazione ad un’indagine riguardante una frode fiscale perpetrata, anche
tramite l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, da un “Organismo di
Ricerca” che opera nella provincia di Padova, al fine di beneficiare di indebiti crediti
d’imposta connessi alla realizzazione di progetti ricerca. Oltre 200 gli indagati, interessati dalle operazioni della polizia giudiziaria eseguite in 38 province italiane (Alessandria, Ancona, Arezzo, Bari, Belluno, Benevento, Bergamo, Biella, Bologna, Como, Cuneo, Fermo, Frosinone, Gorizia, Lucca, Macerata, Mantova, Milano, Modena, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Pistoia, Pordenone, Prato, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Salerno, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza) in qualità di amministratori, rappresentanti legali e consulenti di altrettante società, protagoniste della frode o beneficiarie dei crediti d’imposta non spettanti. L’operazione è frutto di una complessa azione investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica patavina e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Padova attraverso numerose attività d’indagine protrattasi nell’arco di due anni, che ha consentito di individuare un’associazione per delinquere, composta dagli amministratori e dal consulente di un network di società padovane, finalizzata alla illecita fruizione di agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato a fronte di investimenti in ricerca scientifica. Tali agevolazioni fiscali consistono in un credito d’imposta (originariamente nella misura del 90%, poi ridotta al 50% a partire dal 2015) a favore delle società che avessero
sostenuto costi o finanziato progetti di ricerca in Università ovvero in Enti pubblici di
ricerca. Accanto ai soggetti istituzionalmente preposti a tale scopo, la norma considerava
“soggetti finanziabili” anche i cd. “Organismi di Ricerca”, vale a dire soggetti che svolgono,
senza scopo di lucro, attività di ricerca di base, di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale, diffondendone i risultati mediante l’insegnamento, la pubblicazione o il
trasferimento di tecnologie. I molteplici elementi probatori raccolti nel corso delle indagini di polizia giudiziaria e nelle fasi iniziali nel corso di una verifica fiscale effettuata da funzionari Settore Contrasto Illeciti della Divisione Contribuenti dell’Agenzia delle Entrate hanno consentito di accertare che la società capogruppo, spendendo la propria qualifica di “Organismo di Ricerca” accreditato, tradendo la ratio della normativa nonché interpretando un ruolo meramente strumentale, ha fatto ottenere ai propri committenti, attraverso la falsa fatturazione di servizi di ricerca e sviluppo, il diritto di vantare nei confronti dell’Erario crediti d’imposta non spettanti, in alcuni casi oggetto di compensazioni con altri tributi, per un importo attualmente quantificato in oltre 45 milioni di Euro.
Articolo pubblicato il giorno 25 Luglio 2019 - 13:27