E’ partita alla volta di Furore, in Costiera Amalfitana, dove sarà tumulata, la salma di Luciano De Crescenzo. Accompagnato da un applauso, il più lungo e sentito tra quelli che si sono susseguiti dall’inizio alla fine delle esequie napoletane celebrate nella Basilica di Santa Chiara, nel cuore di Napoli, il feretro dello scrittore ha attraversato la navata della basilica mentre i presenti invocavano il suo nome a gran voce. Sulla bara qualcuno ha adagiato una sciarpa della squadra partenopea. Concluso il rito nella basilica è stata diffusa la canzone napoletana “Era De’ Maggio” molto amata dallo scrittore, basata sui versi di una poesia del 1885 di Salvatore Di Giacomo. “Il mare nei suoi occhi e il Vesuvio nel suo cuore. Ciao Luciano”. Così padre Giovanni Paolo Bianco, parroco della basilica di Santa Chiara di Napoli, durante la celebrazione dei funerali di Luciano De Cresenzo, ha concluso la sua omelia per descrivere il regista, scrittore e attore napoletano scomparso a Roma giovedì scorso all’età di 90 anni.
A Luciano De Crescenzo sarà intitolata a Napoli una strada. Ad annunciarlo nella basilica di Santa Chiara per i funerali dello scrittore e regista napoletano è stato Nino Daniele, assessore comunale alla Cultura. La strada scelta è quello di Vico Belledonne, nel quartiere Chiaia: “Raccogliamo così l’intendimento del sindaco e quello che credo sia stato uno degli ultimi suoi desideri”, ha detto. L’idea è stata accolta da un lunghissimo applauso. “Ingegnere e filosofo, questo è stato uno dei segni della sua lungimiranza, perché ingegneri e filosofi erano grandi umanisti, e vive prima degli altri il tempo che stava arrivando”, ha aggiunto l’assessore nel suo intervento in chiesa. “Luciano appartiene al popolo di Napoli. La lingua stessa che parliamo è frutto del suo grande magistero. Lui ha ascoltato il popolo, la gente semplice, dialogava con tutti. I suoi amici più cari hanno detto che cio che sentivano era essenzialmente l’amore di Luciano per l’altro. Lui ci ha reso fieri. E vogliamo dedicargli una strada”, ha concluso Daniele.
“Gli ho rubato tante battute. Entrare a casa sua a Roma era entrare a Napoli. Il regalo oggi piu’ bello che mi ha fatto e’ avere un applauso dal suo popolo di Napoli. Non so come ricambiare. Napoli ha avuto tante stagioni che ci hanno fatto soffrire, la camorra, il terremoto, le disgrazie. Ma questa di Luciano DE Crescenzo è la vera Napoli, la Napoli di sempre, della bellezza, della cultura, del sole, della musica, della sensibilità e dei dubbi”. Queste le parole di Renzo Arbore, in memoria di Luciano DE Crescenzo. “Mi hai fatto uno scherzo – aggiunge Arbore – volevamo ricordarti alla chiesa degli artisti a piazza Trieste e Trento, poi alla chiesa del Gesù. Poi non so come è uscita Santa Chiara, dove venivo quando facevo gli esami a Napoli a confessarmi. Ricordo anche che una volta assistemmo assieme qui al miracolo di San Gennaro, con Nanni Loy, Roberto Benigni e Isabella Rossellini, era l’anno del film il Papocchio. In punto di morte per vedere i suoi occhi brillare bastava dirgli: ti portiamo a Napoli”. “Tutto scorre, anche la vita. Ma c’è una cosa che non cambiera’ mai, l’amore che tutti ti vogliamo. Hai illuminato la mia vita con la tua grande intelligenza, ironia, amore mai decaduto e cultura. Ricorderò sempre i suoi occhi. Anche io sono sperante, se rinasco voglio nascere con te a Napoli. Siamo abitudinari. Ci piace Napoli”. Cosi’ Marisa Laurito ha ricordato l’amico Luciano De Crescenzo, leggendo dal pulpito una prefazione di “Panta Rei”, uno dei libri più famosi del filosofo ingegnere. “Per quella scena in cui parlava con un camorrista, Luciano fu minacciato dalla camorra. Non l’ha mai detto”. A riferire questo aneddoto, nel corso dei funerali di Luciano De Crescenzo nella Basilica di Santa Chiara a Napoli, è stato Geppy Gleijeses, attore napoletano che per De Crescenzo aveva recitato nel film “Così parlò Bellavista”. Gleijeses interpretava il genero di Bellavista, protagonista del film e interpretato dallo stesso De Crescenzo, e recitava anche nella scena da lui citata, nella quale il professore Bellavista si rivolge al camorrista, interpretato da Nunzio Gallo, facendosi beffe di lui.
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