“E’ un po’ paradossale che la commissione antimafia venga a chiedere quale e’ la situazione della lotta alla mafia: i magistrati vengono mandati qui di malavoglia, vengono con la valigia in mano da auditori e ripartono appena trovano l’occasione o appena scadono i due anni. L’incentivo non puo’ essere che economico, mi si dice che è allo studio ma da tre anni ma ancora non si hanno notizie”. Lo dice Paolo Borsellino audito nel 1989 dalla Commissione parlamentare antimafia (X legislatura) nella sua qualita’ di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala. “Queste zone sono periferiche ma non con riferimento alla criminalita’. Il mio ufficio, rimanendo identico come personale, mentre prima si occupava di 4 mila processi l’anno, ora si occupa di 30 mila processi l’anno a cui si aggiungono 60 mila dalle procure del circondario. Oggi io ho i 100 mila processi: me li sono guardati tutti, io non mi arrendo”.
“Che senso ha essere accompagnato la mattina per poi essere libero di essere ucciso la sera?”. A domandarlo e’ Paolo Borsellino davanti alla Commissione antimafia di allora, in un breve video proiettato oggi in Senato. Il magistrato lamenta di avere la scorta solo la mattina, per mancanza di autisti giudiziari; lamenta anche la mancanza di segretari e dattilografi “ne abbiamo bisogno per tutto l’arco della giornata”, spiega. “Voglio sottolineare – dice Borsellino alla Commissione antimafia nel 1984 – la gravita’ dei problemi di natura pratica che ogni giorno dobbiamo affrontare. Con la gestione dei processi di mole incredibile, e’ diventato indispensabile l’uso di attrezzature piu’ moderne, come i computer: il pc e’ finalmente arrivato ma non sara’ operativo se non tra qualche tempo, ci sono problemi gravi di installazione, e’ stato messo in un camerino. Deve servire per la gestione dell’enorme processo che stiamo portando avanti. E’ indispensabile, c’e’ una mole di dati incredibile, il processo impegna ben 4 magistrati. Non bastano piu’ le rubriche artigianali”. “Quanto al personale – prosegue il magistrato – non si tratta solo di dattilografi e segretari di cui avremmo bisogno di aver garantita la presenza per tutta la giornata, non solo per la mattinata; ma mi riferisco anche agli autisti giudiziari: la mattina con strombazzamento di sirene la gran parte di noi viene accompagnata in ufficio dalle scorte ma il pomeriggio c’e’ una sola macchina blindata e io sistematicamente vado in ufficio con la mia auto per poi tornare a casa verso le 21-22”. “La liberta’ la riacquisto – dice infine Borsellino rispondendo ad un esponente della Commissione – ma non vedo che senso ha perdere la liberta’ la mattina per essere libero di essere ucciso la sera”.
“Il computer è finalmente arrivato, ma purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo”. Sono le parole del giudice Paolo Borsellino, in un audio inedito, registrate nel 1984 durante una seduta della Commissione nazionale antimafia. Borsellino, prima di essere ucciso, sottolineava “la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ogni giorno ad affrontare, soprattutto con il fenomeno che stiamo in questo momento vivendo, cioè della gestione dei processi di mole incredibile, perché un solo processo è composto da centinaia di volumi e riempie intere stanze”. Spiegava Borsellino: “E’ diventato, oltre l’uso di attrezzature più moderne che non le nostre semplici rubriche e appunti, indispensabile il computer che è finalmente arrivato, ma purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo. Sembra che i problemi di installazione siano estremamente gravi. E’ stato messo in un camerino e stiamo aspettando. E’ diventato indispensabile nella gestione perché la mole dei dati contenuti anche in un solo processo, questo che attualmente impegna quattro magistrati, è tale che non è più possibile continuare a usare i sistemi tradizionali delle rubrichette artigianali”. L’audio costituisce uno degli atti desecretati dalla Commissione antimafia.
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