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I Casalesi non sono stati sconfitti: pentiti ed arresti non li hanno scalfito. Ecco la mappa dei clan nel casertano

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La relazione della Dia al Parlamento fotografa il cambio di rotta degli eredi di Sandokan: niente armi, i soldi si fanno grazie ad imprenditori (e politici). L’inquietante messaggio sulla casa del collaboratore conferma la presenza ancora attuale dell’organizzazione criminale.
E’ ancora il clan dei Casalesi a spadroneggiare, nonostante gli arresti ed i pentimenti eccellenti, su tutta la provincia di Caserta. E’ quanto emerge dalla relazione semestrale che la Dia invia al Parlamento. Gli atti relativi al secondo semestre 2018 fotografano una situazione che è parsa già chiara dalle indagini condotte dagli inquirenti in questi ultimi mesi: ormai il clan cerca di utilizzare sempre meno le armi, ma resta comunque presente nel tessuto sociale con la sua “forza imprenditoriale” anche grazie all’appoggio di colletti bianchi che così riescono a costruire il proprio impero economico. “Il cartello- si legge nella relazione – è riuscito nel tempo ad affiancare forme di condizionamento della realtà politica locale” oltre alla gestione delle estorsioni, del traffico di droga e delle scommesse d’azzardo.
“Indicativo” del controllo che ancora oggi il clan dei Casalesi riesci ad avere sul territorio è “quanto avvenuto il 10 ottobre 2018, a San Cipriano d’Aversa, dove, sul portone di ingresso della casa di un collaboratore di giustizia, già affiliato al clan, è comparsa la scritta “chi entra in questa casa è un pentito”. L’immobile, disabitato, nel 2013 è stato sequestrato in esecuzione di un decreto della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere”. Finora le inchieste giudiziarie, lo stato di detenzione di quasi tutti i fondatori e di numerosi affiliati storici, la collaborazione con la giustizia di esponenti di spicco (in ultimo Nicola Schiavone, figlio di Sandokan) “non sembrano avere comunque inciso radicalmente sui precedenti assetti, come invece accaduto in alcune aree napoletane”. Gli eredi di Francesco Schiavone Sandokan, Antonio Iovine, Michele Zagaria e Francesco Bidognetti continuano ad essere “molto presenti” sul territorio.
Molti esponenti di rilievo, anche se ristretti in carcere, controllano le zone di influenza, impartendo ordini all’esterno, mentre capi, gregari e fiancheggiatori dell’organizzazione detenuti continuano ad usufruire dei “benefici” di appartenenza al sodalizio, come l’assistenza economica in carcere, le spese di giustizia e il sostentamento della famiglia. “Per il sodalizio – sottolinea la Direzione Investigativa Antimafia – è quindi fondamentale anche il ruolo di coloro che, presenti sul territorio, avvalendosi della perdurante forza di intimidazione del clan, persistono nella consumazione di reati funzionali a mantenere inalterate le ricchezze del gruppo”.
Alla presenza così radicata Casalesi, si somma quella di altri sodalizi, che fanno comunque riferimento ai primi. In particolare, nei Comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina è attivo il clan Esposito detto dei‘Muzzoni’. Sul territorio di Santa Maria Capua Vetere sono attivi due gruppi criminali, la famiglia Del Gaudio-Bellagiò e l’antagonista famiglia Fava, entrambi gravitanti nell’orbita del cartello dei Casalesi. Nell’area capuana, che comprende i comuni di Santa Maria La Fossa, Capua, Vitulazio, Bellona, Triflisco, Grazzanise, Sparanise e Pignataro Maggiore, permane l’influenza dei gruppi Mezzero, Papa e Ligato. Nel mese di settembre è stato eseguito un provvedimento a carico di affiliati al gruppo Mazzara proiezione del clan Schiavone a Cesa. Sul litorale domitio, con epicentro Mondragone, sono operativi il clan Fragnoli-Gagliardi-Pagliuca ed esponenti del gruppo La Torre, che ha sempre agito in posizione autonoma rispetto ai Casalesi.


Articolo pubblicato il giorno 19 Luglio 2019 - 15:33

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