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Crac Deiulemar: la Cassazione conferma la condanna, ma le pene sono da rivedere

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Condanne confermate, anche se le pene inflitte agli imputati dovranno essere riviste (probabilmente al ribasso), per il fallimento – dichiarato il 2 maggio del 2012 – della Deiulemar, la compagnia di navigazione di Torre del Greco al centro di uno scandalo finanziario da oltre 800 milioni di euro che corrisponde a quanto hanno perso nei loro investimenti, attraverso l’acquisto di obbligazioni, quasi 13 mila persone. La quinta sezione penale della Cassazione ha sostanzialmente convalidato la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello di Roma nel novembre 2017, che aveva condannato a 13 anni di reclusione Giuseppe Lembo, unico fondatore della società ancora in vita, a 11 anni e 8 mesi i fratelli Pasquale e Angelo Della Gatta (figli di uno dei tre fondatori del gruppo di armatori, Giovanni Battista Della Gatta), a 5 anni e 4 mesi di reclusione la loro sorella Micaela Della Gatta e Giovanna Iuliano, figlia dell’ex amministratore unico della Deiulemar Michele Iuliano. I giudici del ‘Palazzaccio’ hanno disposto un processo d’appello-bis soltanto per la rideterminazione delle pene, constatando – come già aveva fatto nella sua requisitoria il sostituto pg Luigi Orsi – un erroneo calcolo nell’applicazione del cumulo tra l’aggravante speciale prevista dalla legge fallimentare e la continuazione dei reati. La sentenza di oggi apre la strada ai risarcimenti: sono decine e decine le parti civili, e nell’Aula magna del Palazzaccio erano presenti alla lettura del verdetto circa 60 risparmiatori giunti stamane in pullman da Torre del Greco. Il processo, iniziato a Roma nel marzo del 2013, era stato trasferito per competenza nella Capitale poiché tra le vittime della truffa c’era anche un giudice napoletano. Secondo l’accusa, la Deiulemar aveva emesso obbligazioni al portatore irregolari promettendo ai risparmiatori interessi che andavano dal 7 al 15%, ma il denaro sottratto ai 13 mila risparmiatori sarebbe finito in investimenti personali per acquisti di beni mobili e immobili. Nella fase di appello, le pene per gli imputati erano state notevolmente ridotte a seguito della prescrizione di alcune imputazioni. Dopo il deposito delle motivazioni, che di norma avviene entro 90 giorni, la Corte d’appello di Roma dovrà quindi riprendere in mano gli atti del processo per il ricalcolo delle pene.


Articolo pubblicato il giorno 4 Luglio 2019 - 23:34

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