L’ex collaboratore di giustizia, Salvatore Belforte, accusato di essere il capoclan del gruppo camorristico di Marcianise deve rispondere di “oltraggio a magistrato d’udienza e lesioni ai danni di un poliziotto”. Il boss, detenuto nel carcere di Secondigliano, due anni fa prima che gli venisse revocato il programma di protezione aggredì il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Luigi Landolfi, nel corso di un interrogatorio avvenuto nel carcere di Torino. “Tentò di colpire il magistrato con una stampella e ferì il poliziotto che subito evitò l’aggressione ai danni del pm”, è quello che si legge nell’avviso di conclusioni delle indagini della Procura di Torino che Belforte ha ricevuto in questi giorni. All’ex padrino, sulla sedia a rotelle per problemi di deambulazione, è stato revocato il programma di protezione anche perché non avrebbe detto la verità su alcuni delitti di camorra come nel caso di lupara bianca di Angela Gentile, l’amante di suo fratello Domenico Belforte, scomparsa nel nulla da Caserta quando aveva appena 31 anni, nel 1993. Sospesa la protezione anche ai figli di Salvatore Belforte tranne per Camillo Belforte che è considerato attualmente un collaboratore di giustizia. La moglie di Salvatore, Concetta Zarrillo è attualmente detenuta per una condanna definitiva per associazione camorristica.
Articolo pubblicato il giorno 25 Luglio 2019 - 22:27