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Castellammare, fine pena mai per gli ex Cutoliani protagonisti della faida contro i D’Alessandro

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Castellammare. Fine pena mai per i due boss ex cutoliani che agli inizia degli anni Duemila avevano deciso di vendicare i “loro morti” degli anni Ottanta aprendo una violentissima e sanguinosa faida contro il clan D’Alessandro. La Cassazione ha confermato quindi l’ergastolo per Masismo Scarpa o’ napulitano e Michele Omobono o’ marsigliese. I due sono ritenuti mandanti e killer di due omicidi eccellenti avvenuti in quel periodo. Quello di Giuseppe Verdoliva detto Peppe l’autista (era l’accompagnatore ufficiale del defunto padrino Michlele D’Alessandro) avvenuto il 4 giugno del 2004 e quello di Antonio Martone, cognato di D’Alessandro in quanto fratello di Teresa moglie del boss, ucciso il 20 ottobre dello stesso anno. I due, entrambi ex cutoliani erano usciti dal carcere da pochi mesi dopo una ventina passati in cella e avevano deciso di vendicare i loro morti subiti durante la guerra nella zona stabiese persa dai cutoliani appunto negli anni Ottanta. In particolare Scarpa doveva vendicare la plateale uccisione del fratello avvenuto in stile Chicago anni Trenta mentre era seduto dal barbiere in via Allende. I due si allearono con gli altri ex cutoliani stabiesi ovvero i Fontana meglio conosciuti come i ‘Fasano’ di via Brin e con quello che poi è passato alla storia come il clan dei ‘falsi pentiti’  della zona del Centro Antico fondando un cartello criminale che aveva come scopo quello di eliminare i D’Alessandro da Castellammare. Cosa che nonostante la loro forza militare in quel momento e gli omicidi eccellenti non riuscita.  Ma messa in atto da magistrati e forze dell’ordine grazie a una serie di blitz che tiene in carcere da anni tutti i vertici della cosca. Scarpa e Omobono sono stati quindi condannati all’ergastolo con l’accusa di omicidio pluriaggravato, con recidiva infraquinquennale, ma senza aggravante mafiosa. Perché, i giudici della Suprema Corte hanno ritenuto che seppure il contesto fosse chiaramente camorristico, i due killer stavano costituendo il nuovo gruppo, ma non avevano ancora creato il loro clan vero e proprio.
Dopo un annullamento parziale, era tornato in appello e poi di nuovo in Cassazione il processo anche per gli altri tre imputati. Raffaele Martinelli, Giovanni Savarese o’ cicchiello e Raffaele Carolei, tutti appartenenti alla cosca dei ‘falsi pentiti’ del centro antico guidati da Raffaele Di Somma o’ ninnillo e da Ernesto Maresca detto o’ guaglione. Per loro è arrivata la conferma della seconda condanna di secondo grado: sedici anni e mezzo i primi due, un anno in più per il cugino di Paolo Carolei, uno dei pezzi grossi del clan D’Alessandro. Quest’ultimo, però, è irreperibile ormai da sette anni. Era il 2012, quando si sono perse le sue tracce. Residente al rione Moscarella, appena scarcerato per decorrenza dei termini proprio per questi fatti, Carolei è letteralmente scomparso.

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(nella foto da sinistra Michele Omobono, Massimo Scarpa, Giuseppe Verdoliva, Antonio Martone)


Articolo pubblicato il giorno 12 Luglio 2019 - 07:37

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