“Siamo tremendamente dispiaciuti e abbiamo totale fiducia nella giustizia italiana”. Lo dice intervistata dalla Stampa, Leah Elder, madre di Finnegan Elder presunto autore dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. “Non ho parlato con mio figlio. Mio marito – riferisce la signora- lo vedrà oggi a Roma. Ma non riesco a spiegarmi questa sua reazione. E’ un ragazzo riflessivo, che ha anche molto sofferto ed è vero che usava la marijuana, che in California è legale e lui la prendeva con la ricetta medica, per alleviare il dolore di una menomazione fisica. Ha perso un dito e ha la mano sinistra in parte paralizzata. E’ un incidente che lo segnato. Non mi sono mai accorta che usasse altre droghe”. “Finn – afferma ancora- è un ragazzo riflessivo. L’unica spiegazione che posso darmi se davvero risultasse coinvolto in modo diretto in questa tragedia, è che fosse terrorizzato e dunque può aver reagito in modo inconsulto”. In ogni caso, “sono quanto più vicina possibile al dolore di Rosa Maria: è una tragedia. Ed è una tragedia anche per la nostra famiglia. Con mio marito Ethan siamo sotto choc. Non so come descrivere questo momento, ci sembra un incubo da cui ci sveglieremo. Ma sentiamo che il mondo ci è caduto addosso. Abbiamo appreso che le autorità italiane hanno permesso al Console degli Stati Uniti a Roma di effettuare una breve visita in carcere a Finnegan. I suoi difensori ci continuano a fornire informazioni sul caso. Siamo, infine, grati del fatto che sia stata fornita assistenza medica a Finnegan”. Elder Finnegan Lee “è sconvolto e provato per quanto successo. L’ho incontrato in carcere”. Lo ha detto l’avvocato Renato Borzone, nuovo difensore del 19enne californiano accusato dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. “Riteniamo che questa vicenda meriti approfondimenti ulteriori, anche se preferiamo che i processi vengano celebrati nelle aule di tribunale e non sui giornali. Con il collega Roberto Capra – ha aggiunto Borzone – valuteremo se fare ricorso al tribunale del Riesame. Ci uniamo comunque al cordoglio, già espresso dalla famiglia Elder, per la famiglia del vicebrigadiere Cerciello”.
In Italia c’è un insufficiente rispetto dei diritti degli arrestati stranieri che “non ricevono informazioni sui loro diritti nella lingua che possono comprendere”: è quanto sostiene il Dipartimento di stato americano nel rapporto annuale sui diritti umani nel mondo presentato nel marzo scorso. Il rapporto, che per la situazione carceraria italiana si basa sulle analisi dell’Associazione Antigone, sottolinea che “almeno un quarto degli arrestati stranieri, nel 2017, non ha potuto consultare un avvocato prima di essere interrogato, per mancanza di un interprete”. Inoltre non è stata garantita la “riservatezza degli esami medici a cui gli arrestati sono stati sottoposti”. Il rapporto ricorda che il 25 ottobre 2018 la Corte Europa dei diritti dell’Uomo ha condannato il governo italiano per aver continuato ad applicare l’articolo 41-bis, per il carcere duro, al boss mafioso Bernardo Provenzano, 83 anni, nonostante le sue deteriorate condizioni di salute. Provenzano era morto in carcere, nel 2016, quattro mesi dopo aver presentato richiesta degli arresti domiciliari.
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