Sono state depositate le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Gennaro Puzella e Antonio Accurso (fratello del boss Umberto, latitante per anni e che si rese protagonista degli spari contro la caserma dei carabinieri a Secondigliano, perchè avevano tolto i figli alla moglie) oggi nell’udienza di Appello del processo sull’omicidio di Attilio Romanò, assassinato il 24 gennaio 2005 nel negozio di telefonini dove lavorava, nella zona di Capodimonte, a Napoli, per un errore di persona. In questo processo l’ex latitante Marco Di Lauro, figlio del fondatore dell’omonimo clan Paolo di Lauro, è accusato di essere il mandante di quel raid nel quale, in realtà, sarebbe dovuto morire il nipote di un boss degli “scissionisti”, titolare dell’esercizio commerciale. La deposizione dei verbali da parte del sostituto procuratore generale Carmine Esposito ha fatto registrare l’opposizione degli avvocati di Di Lauro, Gennaro Pecoraro e Sergio Cola, che hanno puntati il dito contro gli inquirenti: “Si tratta di dichiarazione risalenti al 2014 che potevano essere tranquillamente inserite tempo fa”. Presenti in aula i familiari di Romanò e le parti civili mentre Marco Di Lauro ha rinunciato al collegamento in video conferenza. Prossima udienza il 7 ottobre.
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