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Al MANN riapertura al pubblico della collezione Magna Grecia

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Quattrocento reperti esposti al Museo Archeologico nazionale di Napoli in quattordici  sale pavimentate con i mosaici originali romani, uno su tutti quello circolare in opus sectile dal Belvedere della Villa dei Papiri di Ercolano. “Restituiamo oggi al MANN una parte fondamentale della sua identità grazie al riassetto dell’ala occidentale dell’edificio”, spiega il direttore Paolo Giulierini aprendo al pubblico una collezione riallestita dopo vent’anni, tra le più ricche e celebri al mondo. Nelle sale del primo piano, che ospitano il percorso espositivo, un’esperienza unica attende il visitatore che potrà “passeggiare nella storia”, sottolinea Giulierini. Lo farà camminando, con le opportune precauzioni sui magnifici pavimenti a mosaico provenienti da Ercolano, da edifici di Pompei, Stabiae, dalla villa imperiale di Capri, finalmente recuperati e riportanti alla loro magnificenza. “La storia dei greci in Occidente, e quella dei popoli italici con i quali vennero a contatto, torna a passare per il MANN – dice ancora Giulierini – e mi piace immaginare questa nuova sezione come un affascinante portale della conoscenza che da Napoli conduca, e sempre più invogli, alla scoperta degli antichi tesori del Mezzogiorno d’Italia”. Dedicato a Enzo Lippolis, prematuramente scomparso nel 2018, curato da Paolo Giulierini e Marialucia Giacco, l’elegante percorso espositivo firmato da Andrea Mandara e Francesca Pavese (per la grafica) è anche un orgoglioso manifesto delle radici culturali meridionali e valorizza un unicum nel panorama museale internazionale. In un viaggio a ritroso dall’VIII sec. a. C. sino alla conquista romana, nelle sale del primo piano che si affacciano sul salone della Meridiana, si parte con alcune sepolture da Pithekoussai (Ischia) e Cuma per testimoniare le fasi più remote della colonizzazione greca. Viene scritto poi l’universo mitico e religioso delle città, con testimonianze come il fregio in terracotta con lotta tra Eracle e il mostro marino Nereo e le Tavole di Eraclea. Nella terza sala, si affronta il significato ideologico del banchetto con un convivio tra VI e V sec. a.C. per focalizzarsi subito dopo sulle popolazioni di origine italica,ovvero campani, sanniti, lucani e apuli. Significativo è il consistente nucleo di materiali provenienti da Ruvo, Canosa e Paestum. Tra i maggiori acquisti che il governo borbonico riusci’ ad assicurare al Museo spiccano le coppie di frontali e pettorali per cavalli, i due crateri a mascheroni apuli dall’Ipogeo del Vaso di Dario di Canosa, e ancora collane, bracciali, orecchini, che si ammirano accanto allo straordinario Cratere di Altamura (metà IV sec. a.C.) recentemente restaurato dal Getty Museum. La Campania interna si racconta con i reperti di Nola e Cales (l’odierna Calvi Risorta) a partire dal I millennio a.C: ed ecco l’Hydria Vivenzio, uno dei vasi più celebri che il mondo antico del pittore di Kleophrades (490-480 a.C.) con scene della presa di Troia tra cui lo stupro di Cassandra e la morte di Priamo. Non mancano gli omaggi a studiosi come Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco e Giovanni Pugliese Carratelli. La guida-catalogo, a cura di Paolo Giulierini e Marialucia Giacco e’ edita da Electa. Il progetto Obvia propone kit didattici studiati per aumentare la concentrazione dei bambini sui dettagli, prossimamente in arrivo una guida a fumetti.


Articolo pubblicato il giorno 11 Luglio 2019 - 18:32

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