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Torre del Greco, il pentito: ‘Così raccogliavamo le estorsioni dagli imprenditori’

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Torre del Greco. Un vero e proprio sistema criminale volto a garantirsi l’aggiudicazione degli appalti pubblici scoperto dagli inquirenti che, al termine delle indagini, hanno emesso sette ordinanze di custodia cautelare. A raccontare il sistema è stato Filippo Cuomo, collaboratore di giustizia ma con un passato da braccio destro del boss di Gioia. Gli imprenditori dovevano versare una tangente al clan. Nelle oltre 50 pagine di ordinanza di custodia cautelare emergono gli interessi per la criminalità negli appalti del comune e le estorsioni a danni delle imprese che lavoravano nel settore dei lavori pubblici. Cesti, regali, pensieri, denaro. Bastava investire poco più di 20mila euro per garantirsi l’apertura delle buste. “Mangiamo tutti quanti. Io investo, faccio il mio dovere”. Delle sette persone, sei erano in carcere. Poi figura Ciro Vaccaro, alias Ciruzzo, imprenditore 54enne imprenditore che gestiva il servizio di pulizia all’interno degli uffici comunali, Ciruzzo era riuscito a garantirsi una posizione tanto da indirizzare appalti, una sorta di ponte tra la macchina amministrativa e l’imprenditoria. Incensurato e insospettabile. Secondo gli inquirenti avrebbe assunto la sua figura di “collante tra politica, imprenditoria e criminalità organizzata locale, con astuzia” scrive il gip. A parlare di Ciro Vaccaro è stato proprio il collaboratore di giustizia Filippo Cuomo che ha fatto chiari riferimenti al 54enne. «Mi parlarono -spiega Cuomo – di come organizzare la raccolta delle estorsioni. Mi dissero che avremmo dovuto raccogliere cinquanta mila euro dalla “Valle dell’Orso”, 5mila euro da Ciro (Vaccaro secondo la polizia), poi una cifra forfettaria dei pescivendoli dietro la piazzetta, i soldi degli ormeggiatori del porto. Poi parlarono anche delle pompe funebri. Per loro si era pensato di fare un’unica società e ci avrebbero dovuto dare 150mila euro l’anno”.


Articolo pubblicato il giorno 5 Giugno 2019 - 23:16

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