L’ imprenditore di Marcianise, Angelo Grillo si avvale della facoltà di non rispondere e fa saltare la sua testimonianza “bis” al processo per la turbativa d’asta della gara d’appalto per i rifiuti a Santa Maria a Vico. E’ un vero e proprio colpo di scena quello che è accaduto nel corso del processo, che si sta celebrando dinanzi al collegio presieduto dal giudice Roberto Donatiello, che vede imputati il dirigente comunale Pio Affinita, l’ex vice sindaco ed assessore Ernesto Savinelli, difesi dall’avvocato Raffaele Carfora; il colonnello Angelo Piscitelli, difeso dall’avvocato Raffaele Crisileo; Raffaele Caduco e Pasquale Valente, difesi dagli avvocati Emilio Russo e Francesco Nacca. Tutti sono accusati a vario titolo per i reati di turbativa d’asta, corruzione, falso, sfruttamento della prostituzione, aggravati dalla finalità camorristica.
Era stato il pm della Dda Luigi Landolfi a chiedere al collegio di riascoltare Angelo Grillo alla luce di nuove dichiarazioni rese agli organi inquirenti successivamente alla sua escussione in aula. L’imprenditore, ritenuto il braccio imprenditoriale del clan Belforte, si è collegato con il palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere in videoconferenza dal carcere di Sulmona.
I difensori degli imputati si sono opposti rilevando che, per ragioni procedurali, conseguenti alla condanna di Grillo in sede di giudizio abbreviato e nell’ambito del quale Grillo aveva protestato la sua innocenza, non potesse essere obbligato a deporre ma dovesse essere avvertito della possibilità di non rispondere alle domande del pm. Facoltà che Grillo ha inteso sfruttare scegliendo di non rispondere e facendo saltare la sua seconda testimonianza. Il processo è stato così rinviato ad ottobre quando sono in programma la requisitoria del pm e le discussioni degli avvocati difensori.
Secondo l’accusa l’appalto del servizio di igiene urbana, per un importo che superava i 4 milioni di euro, venne aggiudicato alla “Fare l’Ambiente s.p.a.”, riconducibile all’imprenditore Grillo, in maniera fraudolenta. Il dirigente comunale, secondo la ricostruzione dell’Antimafia, venne “corrotto” con un appuntamento galante con una escort cubana a Roma favorendo in questo modo la ditta di Grillo nell’assegnazione dell’appalto.
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