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Ieri sera, 31 maggio, presso la parrocchia di San Francesco di Paola a Scafati, si è tenuta la seconda edizione del premio “La Chiave di Casa”, volto a valorizzare le eccellenze scafatesi che hanno portato in alto il nome della città di Scafati. Quattro i premiati di quest’anno, di cui tre gruppi ed uno alla memoria. Don Peppino De Luca, parroco della chiesa San Francesco di Paola: “Il Premio “La chiave di Casa” nasce con l’obiettivo di valorizzare e premiare storie personali di coraggio e creatività. Persone, prima di tutto, ma anche aziende, gruppi e associazioni che danno un contributo significativo al cambiamento culturale e sociale della città di Scafati.Avere le chiavi di casa è ciò che si desidera per sentirsi più grande, per avere l’opportunità di autonomia rispetto e indipendenza: l’uomo non può crescere senza la Città. Penso, piuttosto, alla Città come civitas, vale a dire come l’insieme delle relazioni tra le persone che si riconoscono come cives, cittadini. In tal senso la Città viene dopo ogni singola persona ma ne costituisce l’ambito vitale nel quale l’individuo diventa persona.L’uomo non può vivere senza la Città perché non può sopportare quella profonda forma di povertà che è la solitudine, conseguenza della chiusura all’altro nella innaturale presunzione di bastare a se stessi.Ai credenti in Cristo tutto ciò che è umano ci interessa; la Città, con le sue gioie e i suoi dolori, con le sue fatiche e le sue speranze, ci interessa! Non possiamo limitarci allo sterile lamento condito di rimpianti per i bei tempi andati o al catastrofismo!Scafati ritrova la sua identità e la difende ripartendo dal costruire e custodire le nostre relazioni volte a creare un ordine sociale nel quale al centro ci sono i diritti della persona, di ogni persona. Nel dialogo tra la comunità cristiana e la Città la carità si “istituzionalizza” diventando struttura sociale che ha al centro la persona. In tempi come i nostri, c’è bisogno di un supplemento di ottimismo e speranza, per fare il punto sul cammino percorso e progettare i pas- saggi che siamo chiamati ad affrontare. Il premio vuole consacrare questo tempo, chiamando al tavolo del confronto quanti hanno voglia e passione di raccontare la loro esperienza, sempre con l’unico obiettivo della crescita comune”. Ecco i premiati e la descrizione. ITALIANO FERRARAUno scafatese che seppe coniugare lo spirito imprenditoriale con la solidarietà. ASSOCIAZIONE “NASI ROSSI CLOWN THERAPY” ONLUS GYM SPORT MANIAOrgoglio scafatese ricco di medaglie in giro per il mondo. /p>
OFFICINA DI SCAFATI
Nel 1986 fu organizzata, con il patrocinio del Comune, la mostra “ L’officina di Scafati”, con opere di Angelo Casciello, Franco Cipriano,Luigi Pagano, Gerardo Vangone e Luigi Vollaro.L’indicazione della città nel nome del gruppo non deve, tuttavia, trarre in inganno, in quanto ognuno degli arti-sti era già conosciuto a livello nazionale. Si trattò, dunque, di una festa-rimpatriata da parte degli artisti, piuttosto che una partenza dal proprio circoscritto ambito. Nessun discorso sull’Officina è possibile senza considerare le sue radici nella metà degli anni sessanta, allorché, Scafati, una cittadina di provincia fino ad allo- ra rimasta ancora praticamente estranea ai linguaggi artistici moderni, venne radicalmente scossa grazie alla presenza di giovani individualità autoctone ma in stretto contatto con alcuni dei più vivi fermenti dell’avanguardia napoletana. La mostra collettiva fu inaugu- rata il 23 dicembre 1986, presso la Scuola Media Tom- maso Anardi di Scafati e restò aperta tutto il periodo di Natale, fino al giorno dell’Epifania.Alle già più o meno consolidate posizioni degli artisti siaggiunse poi la fortunata occasione di pubblicare il catalogo con la casa editrice Mazzotta di Milano che a quel tempo godeva di una notevole visibilità nel campo dell’arte contemporanea e che era in grado di conferire all’operazione successo e risalto in proporzioni in- sperate persino per gli stessi protagonisti. La mostra si avvalse della cura storico-critica di due importanti stu- diosi: il prof. Massimo Bignardi e la prof.ssa Adelaide Trabucco. “ Si tratta di un’esperienza – scrisse Bignardi- che nasce dall’incontro di energie tra di loro in con- trapposizione dialettica ma che trovano una conver-lgenza di intenti sul piano dell’impegno culturale.”Ad ormai oltre un quarto di secolo di distanza, l’Officina di Scafati appare una delle poche proposte davvero dotate di un’identità forte ed autonoma, nel clima del decennio ottanta. L’officina di Scafati rappresenta ancora oggi un esempio di come la ricerca artistica possa diventare condivisione, di come differenti sensibilità artistiche possano insieme dare vita ad un dialogo corale, promuovendo momenti di indagine culturale, sviluppando non solo la fruizione estetica dell’opera d’arte ma anche la sua funzione etico-didattica, sottolineandone l’importanza come strumento di comunicazione.Casciello, Cipriano, Pagano, Vangone e Vollaro hanno continuato ad esporre nelle più importanti rassegne d’arte nazionali e internazionali, ottenendo, ciascuno nel proprio campo di produzione artistico-culturale, grande successo. Gli artisti, da quel lontano 1986, sono ancora oggi, pur nelle loro differenze di linguaggio e di stile, testimoni di una raffinata qualità che, attraverso ricerca e sperimentazione, si rinnova, facendo conoscere Scafati co- me luogo in cui si esprime una originale creatività.
Italiano Ferrara, figlio di Carmine, nacque ad Arce (FR) il 3 marzo del 1897. Suo padre, dipendente del Polverificio borbonico di Scafati, in seguito alla chiusura dello stabilimento scafatese, fu costretto a trasferirsi ad Arce e ad iniziare il suo nuovo lavoro nella sede di Fontana Liri (FR) del Polverificio.Uno dei primi episodi che vide protagonista Italiano Ferrara, fu lo sciopero dei lavoratori della tintoria dei fratelli Weidmann, avutosi nel turbolento anno 1911, episodio egregiamente narrato da Angelo Pesce nel suo testo “Meyer Freitag Wenner – L’ industria tessile di Scafati e l’origine delle Manifatture Cotoniere Meridionali”. In quell’anno, le difficili condizioni dei lavoratori tessili innescarono tutta una serie di episodi di proteste, tali proteste furono la conseguenza della sospensione di due dipendenti della tintoria dei fratelli Weidmann, i sindacalisti Italiano Ferrara e Luigi Santarpia che, sospesi per quindici giorni dal lavoro, dopo quaranta giorni non erano ancora stati reintegrati nelle loro funzioni. Tale prolungata sospensione dei due sindacalisti fu la scintilla di un prolungato sciopero, uno dei più importanti scioperi di quegli anni nell’agro nocerino sarnese.Altra attività svolta dal giovane Italiano Ferrara fu quella di responsabile della manutenzione delle cinghie di trasmissioni nell’opificio MCM di Scafati. Tale ultima mansione fu determinante per la sua futura attività imprenditoriale, infatti fu tra i primi, nell’agro nocerino-sarnese, a sfruttare l’energia idraulica del Sarno e dei suoi canali per produrre energia elettrica a scopo industriale. Scafati è sempre stata una terra vocata alla produzione di ortaggi e, affianco a tale attività agricola, negli anni precedenti la prima guerra mondiale, fu sede di numerose segherie addette alla produzione di cassette in legno per la movimentazione degli ortaggi. Tale produzione di cassette generava “avanzi” in legno di circa trenta cm di lunghezza, che alcuni cittadini scafatesi pensarono bene di recuperare per la produzione di forme per calzature. Le prime produzioni di forme per calzature avvenivano rigorosamente a mano, tramite una mezzaluna di acciaio ben affilato, dotata di due manici ai lati. Italiano Ferrara, dopo le sue prime due attività, di dipendente della tintoria Weidmann e responsabile manutenzione cinghie di trasmissioni delle Manifatture Cotoniere Meridionali di Scafati, fu alle dipendenze di un artigiano produttore di forme per calzature fatte a mano. L’intraprendenza di Italiano e la sua propensione al rischio lo spinsero a rilevare l’attività di produzione di forme per calzature del suo precedente datore di lavoro e a scegliere di convertire quell’attività artigianale in una attività industriale, adottando, tra i primi nel meridione d’Italia, i torni copiatori di aziende tedesche. La prima società fondata da Italiano Ferrara, col contributo finanziario del cugino, Giovanni Cavallaro, fu la “Ferrara e Cavallaro”, fondata nel 1926 e che ebbe la sua prima sede in via Montegrappa, a Scafati. In breve la “Ferrara e Cavallaro s’impose sul mercato riscuotendo notevole successo commerciale, al punto che, in pochi decenni, Italiano Ferrara riuscì a comprare una sala cinematografica, la “Sala Venezia” di Scafati, a diventare socio di un altro cinema scafatese, l’Odeon, a comprare decine di ettari di terreno sul Vesuvio ed appartamenti e proprietà varie a tutti e nove i suoi figli. Negli anni ’50, egli aprì un ufficio di rappresentanza commerciale in via Domenico Cirillo a Napoli e, a fine anni ’50, acquistò un nuovo opificio in via Armando Diaz a Scafati. Il periodo che, comunque, lo ha reso particolarmente amato nella sua piccola cittadina è stato quello della seconda guerra mondiale. In quegli anni, fu riattivato, nella seconda sede aziendale di via Zara, Cortile Casa dodici, di sua proprietà, un mulino alimentato dall’energia idraulica fornita dal canale poi ribattezzato “Fienga”, un piccolo canale che nasce con la traversa di Scafati e rientra nel Sarno nel tratto che costeggia la villa comunale. Con tale mulino, Italiano, svolgeva attività di molitura al servizio di molti abitanti di Scafati e zone limitrofe. Egli non chiedeva soldi per svolgere tale attività molitoria, ma una piccola percentuale di farina, che in gran parte utilizzava per dare da mangiare, quotidianamente, a decine di persone, dai venti ai cinquanta cittadini. Tale mensa, messa a disposizione da Italiano è stata attiva per tutti gli anni della seconda guerra mondiale e per quelli immediatamente dopo. Durante gli anni della guerra, tra l’altro, nella azienda “Ferrara e Cavallaro”, si ascoltava, clandestinamente, Radio Londra. Italiano Ferrara, concluse la sua esistenza, colto da un infarto fulminante, il primo marzo dell’anno 1962, mentre stava svolgendo la sua attività imprenditoriale nella sua nuova azienda situata in via Armando Diaz, dove era da poco sorta la nuova società, denominata “Italforme”.L’eredità imprenditoriale di questo scafatese, dotato di grande umanità, generosità ed anche di una irresistibile ironia, ha dato vita ad una azienda che ha avuto tra i propri clienti Dior, Krizia, Prada, Betty Muller, Sergio Rossi, Rizzoli Ortopedia, e tanti altri prestigiosi nomi della calzatura di alta moda internazionale. Alcuni dipendenti che sono stati alle dipendenze della sua azienda hanno poi operato in proprio sempre nello stesso settore. Ciò che quindi fa di Italiano Ferrara un’eccellenza scafatese da premiare, è l’intuito imprenditoriale con il quale ha lasciato un segno indelebile per lo sviluppo della città di Scafati.
L’ssociazione “Nasi Rossi clown therapy” ONLUS , con sede a Scafati, nasce nell’anno 2016 con l’ obiettivo di operare la comicoterapia negli ospedali e nelle case di cura e per promuove il benessere psicologico degli ammalati e quindi l’umanizzazione delle cure e la qualità della degenza. Il clown dottore con il suo operato è essenzialmente un “portatore di gioiae di sorriso”, che porta una ventata di aria fresca negli ambienti ospedalieri e che ha scelto la pratica del dono come scelta di vita. Il clown è un pon- te di pace e di amore, che accoglie e mai respinge e che si trova nelle situazioni di dolore per dare conforto ed alleviare il disagio. La mission associativa è quindi di promuovere la bellezza della carità perché “il volontario si muove per spirito di condivisione e di solidarietà con l’essere umano che vive particolari condizioni di difficoltà, e si pone come risposta ai bisogni della persona” (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 28). Perché l’innocenza e la purezza del bambino interiore, che abita in ogni essere umano, sono il vero orizzonte che da senso e pienezza alla nostra vita. L’associazione “Nasi Rossi clown therapy” ONLUS opera negli ospedali di Cava dei Tirreni, Nocera Inferiore e Pagani e nella R.S.A. “Oasi S. Francesco” di Castellammare di Stabia.
Gli atleti della Gym Sport Mania Scafati si allenano presso il centro sportivo Gymnasium, e sono seguiti dai tecnici Guido Voccia, Salvatore Esposito e dal preparatore atletico Alberto Zurlo. Si tratta di una società che da oltre dieci anni, è protagonista nel panorama sportivo, vincendo titoli nazionali ed internazionali tra le discipline del nuoto e del nuoto per salvamento. Nell’ultima stagione agonistica, grazie alle tante medaglie nazionali di categoria ed assoluto si è classificata al terzo posto nella classifica annuale delle società, vantando ben tre qualificazioni in Nazionale. Tra gli atleti che oggi compongono il Team ci sono: Marcello Paragallo, campione italiano assoluto del trasporto manichino che è stato convocato per i Mondiali di Adelaide dalla Nazionale Italiana; D’Angelo Vincenzo, campione europeo e mondiale junior e convocato in Nazionale giovanile; Dario Lombardi, primatista italiano nella staffetta 4×25 manichino juniores; Maddalena Cirillo, campionessa italiana del 50 trasporto manichino e percorso misto e Alessandro Formicola, primatista italiana e medagliata al mondiale giovanile per club con la staffetta 4×25 manichino e ostacoli. Una squadra che, quindi, è composta da tanti atleti, giovani, che portano in alto il proprio Team ed il nome della città di Scafati, sia come società sportiva che come risultati personali.
Articolo pubblicato il giorno 1 Giugno 2019 - 19:20
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