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Real Sito di Carditello, il viaggio di Dahaba: da prigioniero in Senegal a stalliere nella Reggia dei Borboni

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Il Real Sito di Carditello, da luogo simbolo di degrado e abbandono, intraprende un nuovo percorso legato alla solidarietà e all’inclusione sociale, puntando a generare benessere per la comunità locale. Una sfida ambiziosa che, grazie al supporto delle istituzioni e dei principali attori sociali, si propone di condividere un progetto di sviluppo sostenibile sul territorio con il programma “Carditello Solidale”. Tra le numerose iniziative, la Fondazione ha aderito al progetto di inclusione sociale che prevede un periodo di formazione per il rifugiato senegalese Dahaba Mamadou Lamin che, dal 15 aprile, è stato accolto nella Reggia e ha avuto la possibilità di avviare un tirocinio con la mansione di aiuto stalliere.

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Secondo l’UNESCO – spiega Roberto Formato, direttore Real Sito di Carditello – i beni culturali vanno considerati un motore dello sviluppo, avendo relazione non solo con l’economia ed il turismo, ma anche con l’inclusione sociale e la qualità della vita. Dal punto di vista del loro ruolo sociale, sono vitali spazi pubblici che si rivolgono alla società intera e dunque possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo dei legami e della coesione sociale, nella costruzione della cittadinanza e nella riflessione sulle identità collettive”.Nel corso dell’incontro, in programma oggi pomeriggio, sono state presentate alcune concrete opportunità di collaborazione tra la Fondazione Real Sito di Carditello e lo SPRAR – Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, anche alla luce delle esperienze maturate in altri importanti beni culturali.

Carditello Solidale – afferma Mara Vitiello, presidente della Cooperativa Solidarci – è un ulteriore passo nella strategia portata avanti dalla Cooperativa Solidarci. Così come già fatto alla Reggia di Caserta, e presto anche all’Anfiteatro e al Museo di Santa Maria Capua Vetere, siamo impegnati nell’attivazione dei tirocini formativi che, da un lato, permettono la crescita formativa e culturale dei rifugiati e, dall’altro, contribuiscono al miglioramento della manutenzione e della fruibilità dei beni artistici e culturali presenti sul nostro territorio. Il valore di questa nostra strategia è stato riconosciuto anche dal Servizio centrale SPRAR che l’ha recentemente segnalata come buona prassi nazionale a tutti i progetti di accoglienza italiani. Ma il riconoscimento forse più importante arriva dalla prova dei fatti: alcuni dei primi tirocinanti della Reggia di Caserta, una volta concluso il tirocinio, col sostegno del nostro servizio di orientamento hanno trovato lavoro come giardinieri”.

Nato in Senegal nel 1994, Dahaba Mamadou Lamin ha lasciato il suo Paese nel 2013 per scappare dalla guerra (ribellione Sudo) che lo ha visto prigioniero per 6 mesi e poi liberato dal Movimento della forza democratica del Casamance. Ha lasciato in Senegal due sorelle, alle quali invia periodicamente dei soldi per contribuire al loro sostentamento.

Sono arrivato in Italia nel 2015 – dice Dahaba Mamadou Lamin – dopo essere stato in Mali, Niger e Libia. Sono stato accolto dallo SPRAR di Santa Maria Capua Vetere e vivo con altri beneficiari in un appartamento a Santa Maria La Fossa. Nel 2017 ho conseguito la licenza media inferiore presso il CPIA di Caserta ed ho frequentato un corso di formazione per artigiani dell’alluminio, svolgendo un tirocinio di 6 mesi presso la ditta Casertana Serramenti. Nel 2019, spinto dal desiderio di imparare l’arte della pizza, ha frequentato un corso per addetto alla panificazione. Alla Reggia di Carditello sto imparando a gestire e a prendermi cura dei cavalli”.  Alla presentazione, oltre a Dahaba Mamadou Lamin, sono intervenuti: il sindaco del Comune di San Tammaro, Ernesto Stellato; il direttore Fondazione Real Sito di Carditello, Roberto Formato; il presidente Cooperativa sociale Solidarci, Maria Vitiello; il responsabile nazionale Rete di accoglienza Arci, Walter Massa; il direttore Ufficio esecuzione penale esterna (UEPE) di Caserta, Maria Laura Forte; il direttore Centro giustizia minorile (CGM) per la Campania, Maria Gemmabbella; il direttore Casa di reclusione “G.B. Novelli” di Carinola, Carlo Brunetti. Conclusioni affidate a Gennaro Carillo, componente del Comitato scientifico della Fondazione Real Sito di Carditello.


Articolo pubblicato il giorno 12 Giugno 2019 - 19:56

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