Pompei. I destinatari di questo articolo sono soprattutto quelli che chiedono l’interramento totale della linea ferroviaria EAV ex Circumvesuviana a Pompei, sapendo che – in assenza di finanziamenti adeguati e certi – si rischia di spostare in avanti di almeno vent’anni la questione. L’interramento è certo obiettivo di grande fascino, molto meno affascinante è però la trincea, da evitare come la peste. Intanto una questione che si potrà porre è questa: a quale quota si immagina di scendere con l’interramento della linea ferrata? Alla quota del paleosuolo di epoca romana del 79 d.C. sarebbe un disastro annunciato, a causa dei prevedibili enormi ritrovamenti archeologici. Quindi bisognerebbe scendere al di sotto della quota romana. Allora si tratta di perforare tra i dieci e i venti metri al di sotto dl calpestio moderno. Cioè al di sotto dei sottopassi e più del parcheggio a due livelli interrati. Questa ipotesi che lanciamo potrebbe consentire di immaginare che oggi si realizzi il progetto EAV con le opportune modifiche concordate tra EAV stessa e Amministrazione comunale raccogliendo anche le più ragionevoli istanze della cittadinanza.
Per il traforo al di sotto del paleosuolo romano si tratterà dii mobilitare l’Unesco e la comunità internazionale, visto lo stato delle finanze del nostro Belpaese, quasi in ginocchio. Pompei appartiene al Mondo? Ebbene merita una soluzione simile! La linea EAV in superficie potrebbe essere trasformata in un percorso pedonale e ciclabile tra gli Scavi e il centro Città, rimanendo disponibile per tratti di scavo archeologico mirati e programmati, da affidare alle più prestigiose Università del Mondo. Ma questi sono sogni destinati a rimanere nel cassetto. La dura realtà è quella di oggi. Proteste e proposte senza respiro strategico. Una domanda però la facciamo: Si sono posti il problema dei tempi dell’interramento i componenti del Comitato “No sottopassi”? E – sia chiaro – noi non ci riferiamo a tutti i cittadini che compongono il Comitato “No Sottopassi” ma a quelli tra loro che diffondono fake news, come quella dei tremila iscritti al Comitato No sottopassi. A quelli che raccontano ancora del muro a via Nolana, al posto del passaggio a livello. A quelli che spingono per il tutto e subito senza compromessi. Essi, come gli analfabeti, sono protestatari di ritorno: in ritardo sui tempi della realtà che corre più di loro. E corre senza tregua e senza scampo, per gli incapaci di intelligenza tattica e di mediazione strategica. Una giusta mediazione per esempio ci è sembrata la disponibilità dell’EAV a mantenere il passaggio a raso di via Nolana – dove davvero risulta necessario – e a eliminare dal progetto un lungo sottopasso di circa sessanta metri, francamente inutile e velleitario.
Noi rilanciamo anche la ipotesi che i sottopassi vengano sostituiti nel progetto da sovrapassaggi ariosi e trasparenti assistiti meccanicamente da piattaforme elevatrici idonee anche ai cittadini con problemi motorii. Questi ci sembrano risultati attingibili con la mobilitazione in atto, nonostante tutto. Cioè, nonostante che il Comune di Pompei si trovi oggi a gestire la patata bollente del Progetto EAV, senza avere fatto nulla per averlo o per perderlo. Salvo accettare supinamente gli scarti delle soluzioni adottate in altri territori comunali. Ma questa tendenza a ignorare le priorità di Pompei – utilizzata da certa Politica però come vetrina per i fondi UE – dura già da qualche anno. Insomma non è un demerito particolare di questa Amministrazione in carica, che ha molto altro da farsi perdonare. Ma essa divide con altre amministrazioni precedenti la vocazione alla retroguardia. Nei trascorsi ultimi due decenni a Pompei si sono perdute le occasioni dell’interramento totale della linea Circumvesuviana e poi quella della trincea – in verità la piu’ nefasta delle ipotesi – riemersa confusamente in questi ultimi giorni. Più indietro negli anni si perse la Circumarcheologica e poco dopo la mala politica si giocò il sovrapasso carrabile a viadotto, previsto nel Piano Regolatore al posto dell’odierno Hotel Resort.
Intanto il Centro Città di Pompei muore di traffico, insieme alla via Nolana.E oggi si corre anche il serio rischio di perdere il progetto EAV che prevede di sottopassare i binari con strade carrabili. Ma c’è una aggravante: l’unico problema di cui si parla sembra essere quello dei sottopassi pedonali, i quali potrebbero banalmente essere sostituiti da sovrapassaggi pedonali assistiti. Si chiuderebbe così il confronto in corso senza fine per gli interessi – pur legittimi – di due o trecento persone. Ma chi difende i restanti circa venticinquemila abitanti? Intanto ogni decisione si rimanda. Anche quella della Conferenza dei Servizi. In attesa di cosa? E la Amministrazione Amitrano, incapace di dare risposte, si piega davanti a pochi irresponsabili, ferita da contrasti politici interni.In questo clima di confronto confuso tra proteste e proposte la giornata di Martedi 11 Giugno scorso rappresentava un’occasione di mobilitazione particolare. Si sapeva che alcuni Comitati, quelli Contro il Progetto EAV e quello a favore della Casa Borrelli – coinvolta sia pure in misura molto modesta dal progetto EAV- si sarebbero mossi in corteo fino al Palazzo comunale per un sit-in di protesta. Noi, in verità, siamo stati tra quelli che non hanno mai condiviso la tendenza alla fusione tra i Comitati NO Sottopassi. Ancor meno quella del Comitato Salviamo Casa Borrelli con il Comitato NO Sottopassi. Il Comitato riunito dei No Sottopassi è portatore di istanze fumose, diverse e collidenti. Il Comitato di Casa Borrelli degli anziani poveri è composto da una cinquantina di iscritti certi i quali hanno come unico obiettivo la sua salvaguardia. Riteniamo profondamente differenti le istanze e vediamo troppa distanza tra gli obiettivi dei vari Comitati. Noi siamo tra quelli che difendono la sopravvivenza delle Casa Borrelli e, anzi, proponiamo il suo potenziamento con la attivazione di un Punto di Primo soccorso ASL, di cui Pompei è carente. Sarebbe un modo di garantire la sopravvivenza della Casa e un suo rilancio nel tessuto sociale vivo della città. Martedi 11 Giugno scorso si è però consumato l’errore strategico, che potrebbe avere anche fatto ringalluzzire coloro che portano avanti il disegno della cancellazione di Casa Borrelli. La mobilitazione annunciata si è risolta in un solenne fiasco. Al corteo e al Sit-in hanno partecipato pochissimi cittadini. Soltanto qualche decina, se si fa la tara degli addetti ai lavori, che si battono per il proprio futuro lavorativo. Ad essi non può non andare la nostra piena solidarietà, ma riconosciamo che i problemi da affrontare sono complessi. Insomma i problemi generati dal Progetto EAV tendono a sovrapporsi e a complicarsi in una catena sempre più impaniata tra interessi contrapposti, tecnici, politici e sociali.
Federico L.I.Federico
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