Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
Napoli. Invitato alla cena di fine anno dai ragazzi della II D, Vincenzo Auricchio, il prof di Matematica del liceo Giambattista Vico morto suicida, aveva lasciato un messaggio audio Whatsapp attraverso il rappresentante di classe durante un incontro avvenuto in via Scarlatti una decina di giorni fa. Un saluto che però non era affatto un messaggio di addio, secondo i ragazzi. “Ragazzi vi saluto tutti – dice il prof nel messaggio audio con voce pimpante – . Vi auguro tutto il bene possibile chissà magari ci rivediamo ancora. Vi mando un abbraccio forte forte, anzi di più stritolante, tutti uno ad uno e vi auguro il meglio”. Sulla morte del prof sono intervenuti numerosi colleghi. “No al linguaggio gratuito e diffamante di certa sedicente stampa che fa passare per diritto di cronaca il più meschino e nauseabondo pettegolezzo; no all’uso indiscriminato dei social; no al riserbo scambiato per ‘un muro di omertà”. Sono i passaggi più significativi di un documento sottoscritto da 74 tra docenti e amministrativi del liceo napoletano in cui insegnava il professore che sabato scorso si e’ tolto la vita, dopo essere stato accusato di aver intrattenuto una relazione con due sue allieve di 15 anni. “Un testo – ha spiegato la vicepreside del liceo Sandra Santomauro – emotivamente condiviso dall’intera comunità ma che e’ stato firmato solo da chi era oggi in servizio, perché in questo particolare momento dell’anno scolastico parte del corpo docente è impegnato negli adempimenti degli esami di Stato presso altre istituzioni scolastiche ed è impossibilitato ad apporre la propria firma”. “Il sipario – esordisce il documento – forse presto calerà su questa orribile vicenda che ci ha privato di un caro collega ed amico e ha fatto uscire sulle prime pagine dei giornali il nostro liceo; passerà tempo ma ognuno ritornerà alla propria quotidianità, anche se con un macigno nel cuore. Niente sarà più come prima. Vittime il nostro collega e la sua famiglia, vittime le due ragazze coinvolte, colpite al cuore la scuola ed un’intera comunità di alunni, di docenti, di genitori, di amici”. “Ma – si sottolinea nel testo – qualunque sia la verità, che non è dato a noi di affermare (anche se ognuno, nel profondo del cuore, si è formata una personale opinione) quello che abbiamo urgenza di dire oggi, e di urlare con tutta la forza possibile, è il nostro no. No al linguaggio gratuito e diffamante di certa sedicente stampa che fa passare per diritto di cronaca il più meschino e nauseabondo pettegolezzo, insistendo nel riportare commenti e particolari piccanti al solo scopo di fare uno scoop. No all’uso indiscriminato dei social, capaci di atterrare e di esaltare, di far scendere nel baratro dell’inferno e di santificare, un luogo dove tutto ciò che è virtuale diventa reale, dove tutto ciò che è detto non potrà più essere ritirato. Ieri il professore era un pedofilo, oggi è un santo, ieri le due adolescenti erano le povere vittime di un adescamento illecito, ora i carnefici, artefici, del più infido e immorale degli inganni. E la verità’? La verità è depositata nei cuori, giace nel profondo delle anime dove la più accurata delle indagini giudiziarie dovrebbe poter arrivare”. “Il liceo – prosegue il documento – nella sua totalità precisa che il riserbo adottato è la manifestazione del dolore profondo di un’intera comunità scolastica e non costituisce, come è stato espressamente detto dai media, l’arroccamento dietro ‘un muro di omertà”. La comunità dell’istituto – si conclude la nota – si stringe in un corale cordoglio rivolto a tutte le vittime di questa terribile storia che nessuno potrà mai dimenticare”.
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