Foggia. Mafia pugliese e camorra alleate nel traffico di droga: 50 persone arrestate in tutta Italia. Arresti anche a Castellammare e Torre Annunziata dove finiscono in manette l’ex finanziere stabiese, Giacomo Baldassi (già arrestato nel 2015 mentre portava con il collega Claudio Auricchio detto o’ russo – fedelissimo del boss Antonio Mennetta – droga in Puglia, per entrambi era scattato l’arresto, nel 2017, in un blitz della Dda contro il clan della Vanella Grassi di Secondigliano), e i due torresi Gennaro Immobile e Giuseppe Leo. Nell’operazione Ares, condotta dalla polizia pugliese con il supporto dei colleghi di diverse regioni italiane, sono finiti i capi cosca di San Severo delle famiglie mafiose ‘La Piccirella’ e ‘Nardino’. Le accuse contestate agli indagati sono a vario titolo: associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio, aggravati dalle finalità mafiose. L’operazione “Ares”, condotta dalle Squadre Mobili di Foggia e Bari e dal Servizio Centrale Operativo, supportata da 30 equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine, ha visto l’impiego di oltre 200 poliziotti in provincia di Foggia e altri nelle province di Napoli, Milano, Salerno, Rimini, Campobasso, Pescara, Chieti, Teramo, Ascoli Piceno e Fermo. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Bari su richiesta della locale Procura distrettuale Antimafia. Il Tribunale, in particolare, accogliendo l’impianto accusatorio formulato dai magistrati della Dda barese, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico, tra gli altri, di esponenti di primo piano delle famiglie mafiose “La Piccirella” e “Nardino”, egemoni nel territorio di San Severo, di cui sono stati ricostruiti organigrammi ed interessi criminali. L’inchiesta ha evidenziato il ruolo egemonico dei clan di San Severo nel traffico di droga a Capitanata e che la spartizione dei relativi, ingenti profitti costituisce un fattore di continue tensioni tra i diversi gruppi malavitosi che operano in quell’area. Le indagini, inoltre, hanno documentato il sistematico ricorso alla violenza per l’affermazione territoriale ed il conseguimento della leadership, nell’ambito di una contrapposizione fondata anche sull’eliminazione fisica dei rivali. In tale contesto, sono stati anche accertati diversi episodi a chiaro sfondo intimidatorio, testimonianza del metodo mafioso usato dagli indagati, come nel caso del tentativo di estorsione di un commerciante locale, la cui abitazione (oltre che l’autovettura ed i locali dell’attività commerciale) sono stati danneggiati in più momenti con colpi d’arma da fuoco. Contestualmente, la Polizia ha eseguito una seconda ordinanza cautelare con cui è stata applicata la custodia carceraria nei confronti di due persone indagate del tentato omicidio di Adriano Marchitto e Anna Cira Gualano, commesso a San Severo il 4 marzo 2019. Si tratta di un episodio mai denunciato. La vicenda trae origine dalle indagini seguite all’omicidio di Michele Russi detto “coccione”, avvenuto a S. Severo il 24 novembre del 2018, ucciso da due ignoti sicari in un negozio di barbiere in cui furono ferite altre due persone.
Nello specifico sono finiti in carcere i pregiudicati:
Agli arresti domiciliari:
Contestualmente, con il supporto delle Squadre Mobili di Torino, Asti, Milano, Rimini, Ascoli Piceno, Fermo, Chieti, Teramo, Campobasso, Napoli e Salerno, in esecuzione del medesimo provvedimento coercitivo, sono stati arrestati:
Nel medesimo contesto operativo, è stata eseguita ulteriore ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa in data 03 c.m. dal GIP presso il Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Bari, a carico di:
entrambi pregiudicati, gravemente indiziati per tentato omicidio in concorso aggravato dal metodo mafioso, ai danni dei due soggetti legati al boss Severino TESTA, quest’ultimo ritenuto ai vertici del clan “LA PICCIRELLA”.
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