Due dei destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Napoli Luana Romano su richiesta della DDA (pm De Marco), notificate dai carabinieri oggi a presunti appartenenti ai clan Di Lauro e Vanella Grassi di Secondigliano, erano residenti all’estero: si tratta di Pasquale Diano (a cui è stato notificato l’arresto in carcere) e di Aniello Sciorio. Abitavano rispettivamente a Pefka (Salonicco), in Grecia, e a Parigi e poi a Dusserldof. Secondo gli inquirenti della Procura di Napoli a loro i vertici del clan avevano demandato il compito di riciclare in loco i proventi illeciti del clan frutto delle cosiddette “attività a bassa intensità”, come la vendita dei prodotti contraffatti e delle sigarette di contrabbando. Nell’officina di un elettrauto del Napoletano, di proprietà di un altro dei destinatari delle misure cautelari, Antonio Puzone (a cui si contesta il concorso esterno in associazione camorristica), invece, il clan verificava la presenza di eventuali microspie nelle vetture a loro disposizione che lì venivano anche potenziate. Non solo. A Puzone proprio Marco di Lauro in persona avrebbe chiesto una sistemazione logistica e un apporto concreto alla sua latitanza. E, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, le vetture controllate finivano anche nella disponibilità del superlatitante. In una conversazione dell’ ottobre 2014, il luogotenente dei Di Lauro, Salvatore Tamburrino, parla con un altro affiliato, tra i destinatari dei provvedimenti eseguiti oggi. E’ Vincenzo Gatta. Si trovano entrambi nell’officina di Puzone e Tamburrino fa riferimento alle volte in cui lì, insieme con lui, c’era anche Marco Di Lauro. Tamburrino: “eh! Enzu’…lo sai quante nottate facevamo noi qua dentro noi! (dentro l’officina) Le nottate che facevamo io, Marco (Di Lauro, ndr) dentro da Antonio (Puzone)…”. “…per Marco… – dice ancora il luogotenente dei Di Lauro – venivano i meccanici da fuori per prepararci la macchina! Alloggiavano nell’albergo qua… quel ragazzo faceva le nottate insieme a noi. E Marcuccio (Marco Di Lauro, ndr) tutte le sere gli dava le cento, le duecento euro in mano…”. Ma Tamburrino, che viene arrestato appena qualche ora prima del superlatitante per il quale svolgeva il ruolo di luogotenente, figura anche tra i componenti di un commando, di cui fa parte anche Antonio Mennetta (capo dei cosiddetti “girati” come vennero soprannominati gli affiliati alla Vanella Grassi, ndr) protagonista di un agguato, nel Rione dei Fiori, del 7 giugno 2012, in cui vennero “solo” ferite quattro persone, verosimilmente perché una delle armi, un mitra, si inceppò.
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