Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como, al termine di un’indagine, ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como nei confronti dell’ex direttore Provinciale della Agenzia delle Entrate di Como (attualmente direttore dell’Agenzia delle Entrate di Varese), di un funzionario della Agenzia delle Entrate già in servizio presso l’Agenzia delle Entrate di Como (attualmente capo area dell’ufficio legale dell’Agenzia delle Entrate di Pavia), quali pubblici ufficiali corrotti destinatari della misura della custodia cautelare in carcere. E ancora misure cautelari nei confronti del titolare del 33,33% del capitale sociale di Tintoria Butti Srl, quale corruttore destinatario della misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari, e dei due titolari (padre e figlio) dello studio commercialista Pennestrì di Como, quali mediatori della corruzione destinatari della misura della custodia cautelare in carcere. I reati contestati sono corruzione e rivelazione di segreti di ufficio. In particolare, il titolare del 33,33% del capitale sociale della Tintoria Burri Srl, quale corruttore, per il tramite dei titolari del citato studio commercialista, ideatori dello schema corruttivo, prometteva ed in parte corrispondeva somme di denaro non inferiori a 2.000 euro al capo team dell’ufficio legale della Agenzia delle Entrate delegato a rappresentare l’Agenzia delle Entrate di Como all’udienza del 20 marzo scorso, tenutasi innanzi alla Commissione Tributaria di Como (nella controversia Tintoria Butti Srl c/o Agenzia delle Entrate di Como), affinché il funzionario nel corso dell’udienza di discussione omettesse di rilevare le ragioni a fondamento della pretesa erariale e tenesse un atteggiamento non contrario alle argomentazioni difensive proposte dalla ricorrente per favorire l’accoglimento del ricorso presentato da parte della Tintoria Butti Srl. Tale dinamica corruttiva si era resa necessaria a seguito del trasferimento a Varese del direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como. Prima di tale trasferimento a Varese, il direttore si era impegnato (dietro compenso) a favorire la chiusura dell’accertamento, in termini favorevole per la Srl verificata attraverso una transazione per sole 25.000 euro. Il suo successore a Como nel ruolo di direttore non aveva però accettato tale transazione, nonostante le insistenze del capo team dell’ufficio legale. In altre circostanze, i due titolari dello studio commercialista, quali corruttori, promettevano ed in parte corrispondevano somme di denaro non quantificate nel loro esatto ammontare all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como (attualmente direttore dell’Agenzia delle Entrate di Varese) ed al citato capo team dell’ufficio legale della Agenzia delle Entrate di Como, attualmente a Pavia, a fronte della indebita rivelazione da parte dell’ex direttore della Agenzia delle Entrate di Como dei soggetti inseriti nelle liste (da ritenersi riservate e non ostensibili a terzi) dei contribuenti da verificare da parte dell’Agenzia delle Entrate di Como nel corso del 2019, nonché dell’impegno assunto dai due pubblici ufficiali per far ottenere indebite riduzione del debito erariale dovuto a titolo di imposte, sanzioni ed interessi dai contribuenti da varie aziende e studi professionali. Infine, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como è accusato, in concorso con i titolari dello studio commercialista Pennestrì di avere indebitamente fornito gli elenchi completi dei nominativi delle società sottoposte ad accertamento dell’Agenzia delle Entrate di Como nell’anno 2019. I due professionisti utilizzavano le informazioni illecitamente ricevute comunicando successivamente ad un imprenditore, in base alle informazioni indebitamente ricevute, l’imminente avvio di una verifica fiscale nei confronti della Srl da questi amministrata. L’indagine è scaturita dalle segnalazioni alla Procura della Repubblica da parte di due funzionari della Agenzia delle Entrate di indebite ingerenze in alcune pratiche effettuate dal direttore indagato. L’attività di pedinamento inizialmente svolta nei confronti del dirigente ha consentito di accertare le frequentazioni di questi presso lo studio Pennestrì. L’attività di intercettazione telefonica e tra presenti (audio e video) ha fornito prove significative (apprezzate positivamente dal giudice per le indagini preliminari) con riferimento agli episodi delittuosi accertati ed in genere con riferimento alla disponibilità da parte dei pubblici ufficiali inquisiti a porre in essere (dietro compenso) un numero indeterminato di atti e comportamenti contrari ai loro doveri d’ufficio aventi come denominatore comune il fine di assicurare risparmi dal pagamento delle imposte incluse interessi e sanzioni ai contribuenti. Nel corso delle indagini è altresì emerso che i due commercialisti indagati proponevano ai loro clienti operazioni fraudolente tese ad abbattere l’imponibile e consistenti anche nella registrazione di fatture per operazioni inesistenti emesse per contratti di sponsorizzazione. E’ anche in corso una articolata attività di perquisizione ed acquisizioni di documenti finalizzata a ricostruire sia le dinamiche corruttive coinvolgenti gli indagati sia le ipotesi di frodi tributarie poste in essere attraverso fittizi contratti di sponsorizzazione.
Articolo pubblicato il giorno 25 Giugno 2019 - 08:43