“Mancano più di tre mesi alla preventivata chiusura di Acerrra e l’immmobilità la fa da padrone. Tutti sapevano, tutti non hanno fatto nulla. Una continua “emergenza programmata” a danno delle comunità. Ancora una volta , come da decenni, si registra incapacità politica di gestire il ciclo integrato dei rifiuti e quello non meno importante delle responsabilità. Unico ciclo che funziona è quello delle chiacchiere, dei proclami e dello scaricabarile. Siamo al paradosso, solo in Campania se da un lato non si riesce a gestire una chiusura programmata dell’inceneritore, dall’altra è ancora più grave che non si riescano a portare avanti politiche che permettano al ciclo di rifiuti di chiudersi, favorendo la realizzazione degli impianti di compostaggio . Questi impianti vanno pensati, progettati e realizzati bene, con processi partecipativi che coinvolgano le popolazioni locali, ma vanno fatti.
La regione su questo deve mettersi in gioco, accompagnando i processi, coordinando le iniziative e mettendo in campo strumenti efficaci per la loro realizzazione non solo lanciando appelli.Possibile che in Campania anche questo diventa straordinarietà? E nel frattempo la Campania è sotto l’incalzante sanzionamento da parte dellaCommissione Europea per le inadempienze in materia di gestione dei rifiuti,che occorre ricordare attinge dalle nostre tasche ad una velocità pari a ben120.000 euro al giorno, la situazione è tutt’altro che confortante. Al 31dicembre 2018 per tale motivo l’Italia ha pagato 151,64 milioni di Euro”. Così Mariateresa Imparato presidente Legambiente Campania in un nota su chiusura prossima del termovalorizzatore di Acerra ed emergenza rifiuti.
“Dopo mesi d’incontri, ascolto e studio, nella giornata del 22 giugno la nostra portavoce Carmela Auriemma ha formalmente presentato le osservazioni al Puc di Acerra. Riteniamo- spiega in una nota il Movimento Cinque Stelle- infatti che la più ampia e partecipata comprensione del quadro conoscitivo, unitamente alla formulazione degli obiettivi generali di sostenibilità locale, rappresenti la premessa indispensabile per la costruzione di strumenti di governo del territorio che siano realmente efficaci. Tutto il Piano proposto, a nostro avviso, risente di una visione urbanistica della città che non contempla e non risponde alle nuove esigenze e richieste sempre più diffuse nelle città europee ed italiane che possono essere definite digitali, verdi, smart e sostenibili. Proprio su quest’ultimo punto è necessario che il nuovo volto della Città di Acerra sia marcatamente all’insegna della sostenibilità, dove essa non s’intende come un concetto che abbia un’accezione strettamente ambientale ma che coinvolga anche fattori economici, sociali e culturali che progrediscano con un uso degli spazi e delle risorse improntato alla solidarietà intra e fra generazionale. Il piano proposto dall’amministratore Lettieri, invece, non entra nel merito di questa tematica ma si limita a parlare vagamente di città sostenibile senza veri interventi e misure. Acerra ha bisogno di un Piano Urbanistico Culturale che la porti a rinascere ed affermarsi come importante crocevia della nostra regione, non una città dormitorio dove la continua speculazione sul cemento massacra la filiera agricola e la naturale vocazione del nostro territorio”.
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