Ha deciso di incatenarsi per attirare l’attenzione delle istituzioni che “fino ad oggi sono assenti”. Lui è Virgilio Gesmundo, gestore da 4 anni del negozio di cannabis light in via Gemito a Caserta, chiuso venerdì sera con un decreto di sequestro d’urgenza disposto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e notificato dai carabinieri di Caserta poche ore dopo la sentenza di Cassazione che ha posto dubbi sulla legittimità della vendita di foglie, inflorescenze, olio e resina ottenuti dalla varietà di canapa Sativa ligh. “Io non mi sento più italiano” afferma Virgilio, che indossa un gillet giallo “perché onestamente mi sento più francese”. E spiega la rabbia e la delusione di chi ha investito i suoi risparmi “in un’attività che doveva servire per contrastare le piazze di spaccio, dove invece oggi si festeggia per questi provvedimenti”. Che hanno colpito, solo a Caserta città, per quattro negozi. “Tutte persone che pagavano le tasse e che producevano in Italia, contribuendo al Pil del nostro Stato e che invece oggi si ritrovano in mezzo ad una strada con una denuncia addosso”. E c’è anche chi su questi negozi ha costruito famiglie. “Qui si rischia tanto” afferma, in attesa che qualcuno si prodighi per affrontare questa delicata vicenda. “Anche perché mi devono spiegare perché non ho la possibilità di vendere altri prodotti che con la cannabis light non hanno nulla a che vedere”. E sottolinea come “questi provvedimenti hanno una chiara natura politica” facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate in tempi non sospetti dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini da sempre contrario.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 5 Giugno 2019 - 21:55