Napoli. Ha riferito alla polizia di aver reagito a una rapina e per questo che gli avrebbero sparato. Ma il suo curriculum criminale e il suo cognome hanno fatto propendere fin da subito verso la pista di un agguato di camorra, anzi verso una vendetta trasversale. Perché il pregiudicato ferito la notte scorsa a Miano è Luigi Torino, 41 anni, figlio dell’ex boss Salvatore detto o’ gassusaro da oltre dieci anni collaboratore di giustizia e prima ancora capocamorra del rione Sanità e protagonista di una sanguinosa faida con i Misso. E’ stato ferito al polpaccio ed all’addome mentre, in corso Secondigliano, secondo quanto ha riferito alle forze dell’ordine, sarebbe stato avvicinato da due persone in sella di uno scooter che avrebbero tentato di rapinarlo. E’ stato trasportato all’ospedale Cardarelli e la sua versione non ha convinto gli investigatori che hanno iniziato a indagare. Precedentemente erano arrivate alle forze dell’ordine segnalazioni su spari in via Marsala, nella zona tra Scampia e Miano e poi c’era stato il ritrovamento al Rione San Gaetano, all’interno di un tombino, di una pistola Beretta calibro 9, di quattro bossoli e di una moto abbandonata e risultata rubata. Poco dopo le 21 dell’altra sera alcuni residenti di via Marsala, piccola traversa di via Janfolla, segnalano l’esplosione di colpi d’arma da fuoco alla centrale operativa. Sul posto arriva una volante del commissariato ‘Scampia” che, però, non trova tracce della sparatoria. Si pensa a un falso allarme ma dopo circa un’ora un’altra telefonata spiega che in via Janfolla qualcuno ha nascosto un’arma all’interno di un tombino. I controlli, questa volta, danno esito positivo. Gli agenti recuperano una pistola semiautomatica calibro 9×21 e ritrovano anche 4 bossoli e alcune
tracce di sangue mentre, distante qualche metro, i poliziotti trovano uno scooter che dalle successive verifiche risulta rubato. Dopo nemmeno un quarto d’ora, presso il pronto soccorso del ‘Cardarelli’, si presenta Torino. Il 41enne pregiudicati è tornato in libertà da poco più di un anno, e avrebbe cercato di ritagliarsi uno spazio autonomo a Miano con il vuoto di potere criminale venutosi a creare dopo la decapitazione dei Lo Russo e scontrandosi con i Cifrone-Perfetto. E per questo sarebbe stato punito. Chi ha fatto fuoco non aveva intenzione di ucciderlo visto che i colpi sono arrivati alle parti basse. Ora gli investigatori stanno cercando di individuare attraverso la lettura delle chat, delle telefonate e della messaggistica, i rapporti di Luigi Torino.Capire con chi era in ‘affari’ e soprattutto decifrare a chi avrebbe pestato i piedi tanto da scatenare la decisione di una punizione a colpi di piombo.
Articolo pubblicato il giorno 15 Giugno 2019 - 09:11