Nella mattinata odierna, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dall’Ufficio GIP con cui è stato disposto il sequestro preventivo della somma pari ad euro 4.634.320,00 a carico della società esterovestita “Heron Venture Limited” nonché nei confronti di uno dei consiglieri d’amministrazione della stessa.
Le indagini hanno avuto ad oggetto una complessa operazione con cui la citata società, nel corso dell’anno 2014, ha dapprima acquistato all’asta, tenutasi presso il Tribunale di Torre Annunziata, la flotta (composta da 12 navi) della fallita società di navigazione “Deiulemar Shipping” per poi rivendere la stessa flotta a terzi realizzando una consistente plusvalenza.
Il meccanismo fraudolento è consistito nel far figurare la sede legale della società – partecipata, al momento della sua costituzione, dal gruppo armatoriale italiano Augustea e dal fondo internazionale York – a Malta mentre, nella realtà dei fatti, la stessa aveva il proprio centro di direzione effettiva (c.d. “place of effective management”) in Italia ed in particolare a Napoli. In questa città – dove, tra l’altro, risiede e lavora il consigliere – sono state assunte le decisioni di maggiore rilievo e sono state impartite le direttive necessarie per perfezionare l’operazione economica sopra descritta. L’analisi della documentazione societaria e dei messaggi di posta elettronica ha consentito, infatti, di comprendere come il tutto venisse gestito di fatto dall’Italia ed a Napoli in particolare: l’acquisto delle navi, il reperimento dei finanziamenti, la suddivisione della flotta e la cessione delle navi obsolete a soggetti terzi.
In poco più di un anno l’acquisizione della flotta e la rivendita della stessa ha permesso alla “Heron Venture” di realizzare un profitto di oltre 16,8 milioni di euro e di versare imposte per poche migliaia di euro a Malta anziché pagare 4,6 milioni di euro all’Erario italiano. Per questo motivo, il delitto contestato è quello di omessa dichiarazione dei redditi (art. 5 d.lgs. n. 74/2000).
Il decreto di sequestro emesso dall’Ufficio GIP consentirà di sottoporre a vincolo la somma sopra menzionata pari all’imposta evasa, eventualmente rinvenuta sui rapporti bancari della società ed in alternativa su quelli riconducibili all’indagato o sui suoi beni di valore equivalente.
Articolo pubblicato il giorno 11 Giugno 2019 - 14:26

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