I fatti del giorno

Arzano, pubblicate le motivazioni dello scioglimento: i voti dei clan per far eleggere la sindaco Esposito

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Arzano.Scioglimento per camorra, pubblicato il DPR.  L’amministrazione guidata dall’ex prima cittadina Fiorella Esposito e le liste che lo sostenevano avrebbero ottenuto rilevanti consensi nei territori a maggiore influenza della criminalità organizzata. Il dirigente Giovanni Napolitano, il consigliere Rosario Errichiello e il la sindaca Esposito veri vulnus dello scioglimento. Tra le motivazioni anche l’ex assessore alla Legalità DEmA Anna Errichiello, le pompe funberi, l’Assessore Ciriaco Tino e un congiunto della Esposito gravato da significativi pregiudizi di polizia. Tra le carte anche l’inchiesta delle DDA su di una concessione edilizia in via Sette Re. Anche se la relazione è piena zeppa di omissis, alcuni nomi sono talmente evidenti da poter essere sviscerati in maniera certa e sicura.  Relativamente ad altri amministratori locali,  alcuni  dei  quali gravati da pregiudizi di polizia, l’organo ispettivo ha segnalato  le assidue frequentazioni  con  soggetti  organici  o  riconducibili  ad organizzazioni criminali, ponendo in rilievo, in particolare per  uno di essi, le cointeressenze e le  indebite  pressioni  esercitate  nei confronti  di  componenti  dell’apparato  burocratico  finalizzate  a condizionare l’istruttoria di procedimenti amministrativi.  Anche in relazione all’apparato burocratico sono emerse  gravi  e diffuse criticità. Viene in particolare evidenziato che,  nell’arco di  un  anno,  si  sono  avvicendati  ben  sei  segretari   comunali, circostanza che attesta l’esercizio  discontinuo  delle  funzioni  di collaborazione  e  di  assistenza  giuridico  –  amministrativa   con ripercussioni anche sulle attività gestionali dell’ente.   E’ emersa  altresì  un’ingerenza  degli  organi  politici  nelle prerogative dell’apparato burocratico in violazione del principio  di  separazione  tra  l’attività  di  indirizzo  riservata  agli  organi elettivi e quella gestionale degli organi amministrativi con riflessi favorevoli per soggetti riconducibili alla criminalità organizzata.   Emblematica è anche la  condizione  dell’ufficio  della  polizia locale investito nel 2016 da indagini della Procura della  Repubblica alle quali ha fatto  seguito  l’emissione  di  misure  cautelari  nei confronti di dirigenti e funzionari. Ripetute irregolarità sono state riscontrate anche in  relazione al settore urbanistico-appalti pubblici il cui dirigente, gravato  al momento della nomina da due procedimenti penali, è stato assunto per «individuazione  diretta  del  sindaco»,  senza  che   l’ente   abbia osservato  il  disposto  dell’art.  100  del  decreto  legislativo  6,  nei  cinque   anni   successivi   allo scioglimento, l’acquisizione delle informazioni  antimafia  prima  di procedere alla  stipulazione  di  qualsiasi  contratto.  Tale  nomina delinea  inoltre  una  continuità  gestionale  con   la   precedente amministrazione, anch’essa –  come  evidenziato  –  destinataria  del provvedimento ex art. 143, presso la quale il  citato  dirigente  era stato assunto con decreto del sindaco pro tempore. Peraltro,  il   suddetto   funzionario   è   menzionato   nella documentazione relativa ad altri scioglimenti  di  consigli  comunali della Provincia di Napoli disposti ai sensi dell’art. 143  TUOEL  per condotte   amministrative   di   cui   hanno   beneficiato   soggetti riconducibili alla locale criminalità organizzata.  La relazione del prefetto si sofferma poi sulla vicenda  relativa ad una richiesta di variante di lavori  che,  a  seguito  del  parere negativo  espresso  dal  competente  tecnico   comunale,   ha   visto l’intervento diretto di due amministratori  comunali  uno  dei  quali ritenuto contiguo all’organizzazione criminale egemone.   Uno  dei  predetti  amministratori  ha  provveduto  a   prelevare materialmente  il  carteggio  concernente  la  pratica  in  questione assegnandola al menzionato dirigente,  assunto  in  via  diretta  dal sindaco,  che  ha  poi  redatto  la  relazione  finale   con   parere favorevole. Rileva altresì che a seguito della richiesta di deposito del  carteggio  relativo  alla  vicenda  in  esame  formulata   dalla commissione ispettiva, il citato dirigente ha omesso di  produrre  il parere negativo precedentemente rilasciato dal tecnico comunale.   In merito a tale vicenda la  relazione  del  prefetto  di  Napoli sottolinea la circostanza  che  il  coniuge  di  uno  dei  menzionati amministratori comunali è stato successivamente assunto dall’impresa richiedente la citata variante dei lavori.  Un  ulteriore  episodio  nel  quale  si   riscontrano   modalità operative analoghe a  quelle  sopra  descritte  è  emerso  all’esito dell’analisi  delle   procedure   di   rilascio   di   autorizzazioni ambientali. Viene evidenziato anche in questo caso che  l’istruttoria di una pratica amministrativa, dopo il  parere  negativo  emesso  dal tecnico competente,  è  stata  a  quest’ultimo  sottratta  da  altro dirigente al fine di consentirne la favorevole evasione in favore  di un soggetto riconducibile ad ambienti controindicati.   La  commissione  d’indagine,   avvalendosi   degli   accertamenti disposti dalla locale stazione di Carabinieri,  ha  riscontrato  come anche il settore competente al rilascio dei titoli autorizzativi  per il servizio di onoranze funebri e’ stato condizionato  dall’ingerenza della criminalità organizzata.  Viene  al  riguardo  in  rilievo  la vicenda relativa ad un’azienda – i cui titolari sono riconducibili ad ambienti criminali – che, sebbene sprovvista  dei  prescritti  titoli autorizzativi,  ha  regolarmente  esercitato  l’attività   d’impresa ottenendo dall’ente i nulla osta ai  seppellimenti.  Rileva  altresì che nei confronti della citata  ditta  l’ente  non  ha  effettuato  i dovuti controlli esperiti invece nei confronti di altri operatori del settore.  La relazione della commissione  d’indagine,  nell’evidenziare  la sussistenza di cointeressenze tra i titolari  della  citata  impresa, amministratori comunali ed esponenti della criminalità  organizzata, pone in rilievo che la stessa, dopo  aver  mutato  denominazione,  ha richiesto al comune una SCIA per la vendita al dettaglio  di  oggetti sacri la cui conformità è stata attestata dal più volte menzionato dirigente assunto dal sindaco il quale ne ha avallato la regolarità, dichiarando la sussistenza dei requisiti morali previsti dall’art. 85 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.  Viene altresì evidenziato che l’ente, relativamente al  rilascio di  autorizzazioni  in  favore  dell’impresa  summenzionata,  non  ha ottemperato alle disposizioni dell’art. 67 del decreto legislativo n. 159/2011 in materia di prevenzione antimafia e che,  successivamente, nel  mese  di  marzo  2019,  la  società  in  questione   è   stata destinataria di provvedimento  interdittivo  antimafia  emesso  dalla Prefettura di Napoli.  Elementi significativi di un’amministrazione comunale avulsa  dal rispetto dei principi di legalità e buon andamento sono emersi anche dalle modalità di gestione dei  beni  confiscati  alla  criminalità organizzata.  La  commissione  d’indagine  evidenzia  che  la   quasi totalità dei beni confiscati  alle  associazioni  camorristiche  nel Comune di Arzano era di proprietà di un esponente  di  spicco  della locale  associazione  camorristica,  in  stretti  rapporti   con   un amministratore   locale.   Solamente   dopo   l’insediamento    della commissione d’indagine il primo cittadino ha provveduto ad  assegnare un immobile, peraltro in violazione della normativa  di  settore,  in quanto l’associazione assegnataria non dispone  dei  fondi  necessari per ristrutturare e utilizzare il bene. Durante l’affidamento del bene aalla Matilde Serao, l’assessore ai Beni Confiscati era l’ex assessore Giuseppina Piglia.

Carlo Cerroni


Articolo pubblicato il giorno 18 Giugno 2019 - 06:48

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