Napoli. Sono ancora sotto sequestro le sette aziende della famiglia Cesarano che si occupa di funerali. Due settimane fa sono finite nel mirino della Dda di Napoli. Ufficialmente non avrebbero potuto più lavorare, perché bloccate dall’interdittiva antimafia. Ma, grazie aziende “amiche”, riuscivano ad aggirare il provvedimento della magistratura e continuavano a lavorare. nel registro degli indagati sono finite 21 persone, la maggior parte della famiglia Cesarano tra Castellammare, Gragnano, Marano, Scafati, Pozzuoli ed altri comuni aNord di Napoli. Tra le ditte sequestrate dai carabinieri, al termine di una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, c’è anche la “Eredi Cesarano”, quella che nel 2015 si occupò dei funerali di Vittorio Casamonica, capostipite del clan attivo a Roma, nella zona dei Castelli Romani, e sul litorale laziale. Un funerale che fu all’insegna dello sfarzo e di potere con tanto di carrozza trainata da sei cavalli ed elicottero che si alzò in volo da Pompei per lanciare petali di rosa mentre la carrozza procedeva con la musica de “Il padrino”. La Eredi Cesarano venne raggiunta dall’interdittiva antimafia tre anni dopo, nel 2018. L’inchiesta è coordinata dai pm Antonello Ardituro e Maria Di Mauro della Procura di Napoli. Le società che sono finite sotto sequestro, complessivamente sette, sono ritenute riconducibili alla famiglia Cesarano, che secondo gli inquirenti sono strettamente legate ai gruppi criminali mafiosi dei Nuvoletta e dei Polverino di Marano di Napoli; sono state affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Napoli. Del provvedimento si sono occupati i carabinieri di Marano di Napoli e dei Nuclei Investigativi di Napoli e Castello di Cisterna. Oltre alla Eredi Cesarano, sotto sequestro sono finite “La Fenice”, “Cesarano Funeral Flegrea”, “Organizzazione Funebre Cesarano”, “A.C. Cesarano”, “Cesarano Trasporti Funebri” e una impresa individuale. Le 21 persone indagate sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con l’aggravante mafiosa. Nel frattempo però è arrivata l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” da parte della Corte d’Appello di Napoli nei confronti di Attilio Cesarano, l’imprenditore stabiese, trasferitosi tra Pozzuoli e Marano, e accusato di aver costruito un monopolio nel settore delle pompe funebri grazie al supporto del potente clan Polverino. Cesarano è stato al centro di un lungo iter giudiziario: una condanna a 14 anni di reclusione ridotta a 12 anni in Appello.
Ma nel giugno del 2018 la Cassazione cancellò la condanna scagionando l’imprenditore, che a gennaio del lo stesso anno era stato nel frattempo scarcerato dopo una sentenza di assoluzione in un altro processo.
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